Filippine: appello cristiano-islamico dopo l'uccisione del presidente dell'Università
di Zamboanga
Leader cristiani e musulmani condannano l'omicidio di Arturo Eustaquio III, presidente
e proprietario dell'Università di Zamboanga, e chiedono al presidente Aquino di fermare
l'ondata di omicidi sommari nella regione di Mindanao. L'uomo, 69 anni, musulmano,
è stato assassinato lo scorso 1° aprile nel villaggio di S. Maria da due uomini a
bordo di una motocicletta. I funerali sono avvenuti lo scorso 2 aprile. Il suo corpo
è stato sepolto nel terreno dell'università. Egli era un membro attivo dell'Inter-Religious
Solidarity Movement for Peace (Irsmp). L'ateneo fondato dalla famiglia Eustaquio serve
oltre 8mila studenti, cristiani e musulmani, e negli anni è diventato uno dei più
prestigiosi centri di eccellenza della regione. Oltre alla sede nel centro di Zamboanga
l'università ha dipartimenti a Ipil e Sibugay. Di recente era in programma una nuova
sede a Pagadian City (Zamboanga del Sud). Gli Eustaquio possiedono anche uno dei principali
ospedali privati della città. Secondo la polizia, fra i moventi dell'omicidio vi è
l'eccessiva espansione dell'Ateneo. Negli scorsi mesi Eustaquio aveva ricevuto diverse
minacce di morte. La più recente risale allo scorso 21 marzo. Le autorità avevano
più volte avvertito l'uomo rispetto al rischio di rapimento con riscatto. Un comunicato
dell'Irsmp, firmato da padre Angel Calvo, segretario del gruppo, e da diversi leader
cristiani e musulmani, descrive Eustaquio un "difensore della pace e un grande educatore
che con le sue politiche ha aiutato a studiare studenti provenienti da famiglie povere".
Il movimento denuncia la serie di omicidi sommari, rapimenti e violenze che stanno
colpendo la città: "La popolazione si sente insicura. Se un assassino può uccidere
in tutta tranquillità un uomo importante come Eustaquio, chi può difendersi da simili
attacchi?". L'Irsmp chiede al presidente Aquino di cercare i responsabili dell'omicidio
e un maggiore impegno per garantire la sicurezza a Zamboanga e nel resto dell'isola.
L'instabilità causata da 40 anni di guerriglia fra esercito e ribelli islamici del
Moro Islamic Liberation Front (Milf) ha reso il Mindanao uno dei luoghi più pericolosi
delle Filippine e del mondo. Rapimenti, attentati, omicidi sommari sono all'ordine
del giorno in tutta l'isola. La maggioranza di questi crimini resta impunita. Nella
sua campagna elettorale, Aquino ha promesso un netto cambio di rotta rispetto al suo
predecessore, Gloria Arroyo, sotto processo per corruzione e accusata di coprire uomini
d'affari suoi alleati coinvolti in brutali omicidi. (R.P.)