Appello del vicario apostolico di Aleppo per una Pasqua senza violenza in Siria
Secondo la Russia, la Siria ha iniziato ad attuare il piano di pace proposto dall'inviato
internazionale Kofi Annan. Tuttavia, in attesa di un pronunciamento del Consiglio
di Sicurezza dell’Onu, Amnesty International, in un documento, denuncia ancora violenze:
dal 27 marzo, quando Damasco ha accettato il piano, sono almeno 232 le persone rimaste
uccise, tra cui 17 bambini. E in queste ore si è saputo del ritrovamento di almeno
75 corpi nell’ospedale di Homs. Intanto c’è da registrare l’appello per una Pasqua
senza violenza lanciato dal vicario apostolico di Aleppo dei Latini, mons. Giuseppe
Nazzaro. Sentiamolo al microfono di Eugenio Bonanata:
R. – Questa
occasione di Pasqua - anche se loro non la festeggiano - è sempre una giornata di
pace, di speranza, di amore: che accolgano questo momento che i loro fratelli cristiani
festeggiano affinché trovino un accordo per poter ridare al Paese la pace e la stabilità;
che queste situazioni incresciose di attacco dell’uno contro l’altro con le armi in
mano vengano messe da parte; che mettano da parte le armi perché con le armi, con
la guerra, è tutto perduto. Lo diceva già Giovanni Paolo II: “Con la guerra non guadagniamo
nulla. Perdiamo soltanto.” L’uomo perde la sua pace, perde la sua tranquillità ma
soprattutto, perde la sua dignità e noi dobbiamo oggi riacquistare la dignità dell’uomo
per ridare ai siriani la loro dignità di uomini e di figli di Dio.
D. - Come
vivranno i cristiani siriani la Pasqua 2012?
R. - È chiaro che la situazione
non sia delle migliori; però noi per quanto riguarda la vita cristiana, assicuriamo
lo svolgimento delle cerimonie religiose. Lo abbiamo già fatto domenica scorsa – Domenica
delle Palme - quando abbiamo festeggiato in chiesa con la massima solennità. Ieri,
per esempio, qui nella nostra cattedrale, abbiamo anticipato la cerimonia per la Messa
Crismale per permettere a tutti i parroci del rito latino della Siria di partecipare
e poi tornare alla rispettive parrocchie. Quindi è una Pasqua di gioia, come tutti
gli altri anni, forse in un tono un po’ minore, un po’ velato, però noi sentiamo la
gioia interiore che esiste in ciascuno di noi e che vogliamo trasmetterla agli altri.
(bi)