“Paesi che calpestano i diritti fondamentali, tra cui la libertà di religione, creando
terreno fertile per la povertà e l’insicurezza, per movimenti ed attività violenti
e radicali”. È il commento di Leonard Leo, presidente della Commissione Usa sulla
libertà religiosa internazionale (Uscirf), che ha pubblicato il rapporto annuale 2012
sui Paesi da includere nella lista di quelli “a rischio”, così come riportato dall'agenzia
Zenit. Si tratta di Egitto, Myanmar, Eritrea, Iraq, Iran, Nigeria, Corea del Nord,
Sudan, Tagikistan, Turkmenistan, Uzbekistan e Vietnam. Il rapporto contiene informazioni
anche su un altro gruppo di Stati, inseriti in una Watch List che monitora il periodo
che va dal 1° aprile dello scorso anno fino alla fine di febbraio 2012. “In maniera
allarmante la libertà di pensiero, coscienza e religione o credo hanno subito restrizioni,
spesso con la minaccia della sicurezza e della sopravvivenza di persone innocenti”
si legge. Il rapporto esamina inoltre le conseguenze della Primavera Araba in Egitto,
che in generale ha portato a un declino della libertà religiosa; i cristiani copti
hanno subito ripetuti attacchi e cento sono rimasti uccisi solo nel 2011. Altro Paese
“a rischio” è la Nigeria. A seguito delle elezioni presidenziali dello scorso aprile,
più di 800 persone sono morte nei tumulti nel nord del Paese, con oltre 430 chiese
bruciate o distrutte. Dal 1999, più di 14mila nigeriani sono stati uccisi in scontri
di carattere religioso. Il rapporto utilizza poi termini forti per descrivere la situazione
in Pakistan, accusando il governo di tollerare “continue e sistematiche violazioni
della libertà di religione o di credo”. Non è tutto, perché nel rapporto si parla
anche di conversioni forzate, come quelle ai danni di giovani cristiane spesso rapite
e costrette a convertirsi all’Islam. In Cina, il governo continua a violare i suoi
obblighi internazionali di proteggere la libertà religiosa. I buddisti tibetani, gli
uighuri musulmani e i cristiani appartenenti alle comunità clandestine sono tutti
oggetto di persecuzione. Secondo le stime del governo, in Cina sono circa 100 milioni
gli appartenenti a qualche fede religiosa e il numero, stando al rapporto Uscirf,
sarebbe in rapida crescita. (G.M.)