Messaggio vaticano per la festa buddista del Vesakh: formare i giovani al dialogo
tra fedi diverse
Dove viene seminata l’educazione, fiorisce la pianta del dialogo tra culture e religioni
diverse. È la sostanza del Messaggio che il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso
firma in occasione della tradizionale Festa di Vesakh Hanamatsuri, la più importante
per i buddisti. Il contenuto del Messaggio nel servizio di Alessandro De Carolis:
Se si vogliono
donne e uomini in grado di vedere domani il mondo come un luogo dove la fraternità
è un valore possibile, bisogna cominciare a formarli oggi dai banchi di scuola. È
lì, “nelle aule di tutto il mondo” – inizia il Messaggio del dicastero vaticano –
che “sempre più” studenti appartenenti a varie religioni e credenze “siedono fianco
a fianco, imparando gli uni con gli altri e gli uni dagli altri. Questa diversità
– si constata – pone sfide e suscita una riflessione più profonda sulla necessità
di educare i giovani al rispetto e alla comprensione delle credenze e pratiche religiose
altrui” ed essere "pronti ad unirsi a coloro che appartengono ad altre religioni per
risolvere i conflitti e promuovere amicizia, giustizia, pace ed un autentico sviluppo
umano”.
Con Benedetto XVI – affermano i firmatari del Messaggio, il cardinale
Jean Luois Tauran e l’arcivescovo Pier Luigi Celata – “riconosciamo che la vera educazione
può favorire un’apertura al trascendente ed a coloro che ci circondano. Laddove l’educazione
è una realtà, c’è un’opportunità di dialogo, di interrelazione e di ascolto ricettivo
degli altri”. È questo quindi il clima ideale nel quale i giovani “imparano a crescere
nella stima per i loro fratelli e sorelle le cui credenze e pratiche differiscono
dalla propria”. E quando ciò accade, si sottolinea, “ne deriva la gioia di essere
persone solidali e compassionevoli, chiamate a costruire una società giusta e fraterna
dando così speranza al futuro”.
Il Messaggio mette in luce che la religione
buddista sa trasmettere ai giovani “la necessaria saggezza di astenersi dal danneggiare
gli altri e di vivere una vita di generosità e compassione, una pratica – viene rimarcato
– che deve essere apprezzata e riconosciuta come un dono prezioso per la società”.
Questo, allora, termina il Messaggio, diventa “un modo concreto con il quale la religione
contribuisce a educare le giovani generazioni, a condividere la responsabilità e cooperare
con gli altri”.