2012-04-03 08:57:23

Chiese europee: la libertà religiosa sia più tutelata


“Il rispetto della libertà religiosa è davvero il cuore della convivenza in Europa ed è ciò che permette la promozione dell’unità nella diversità”: è quanto si legge in una dichiarazione congiunta della Commissione degli episcopati della Comunità europea (Comece) e della Conferenza delle Chiese europee (Kek), rilasciata al termine di un seminario sulla libertà religiosa. L’incontro si è svolto a Bruxelles il 30 marzo, in seno alla Commissione europea relativa allo stesso settore. “In ogni Paese in cui il diritto della popolazione alla libertà di religione sia stato violato o anche minacciato – si legge nella dichiarazione – la società stessa è a rischio”, perché “la libertà religiosa è attualmente un importante indicatore per valutare l’attuazione dei diritti fondamentali nella loro totalità”. Di qui, l’invito che la Comece e la Kek rivolgono all’Unione europea affinché “monitori più chiaramente le violazioni di tale diritto sia all’interno del continente che in tutto il mondo”. Al seminario sono intervenuti anche mons. Joseph Coutts, arcivescovo di Karachi, e Paul Bhatti, fratello di Shahbaz Bhatti, il ministro cattolico pakistano per le Minoranze ucciso nel marzo 2011: entrambi gli esponenti del Pakistan hanno presentato una vibrante testimonianza sulla situazione dei cristiani e di altre minoranze nel Paese. “Come in molte altre nazioni – sottolinea la nota della Comece e della Kek – sebbene la libertà di religione sia ufficialmente garantita in Pakistan, i fatti dimostrano che le minoranze religiose soffrono a causa di violenze e pressioni”. Inoltre, le Chiese europee ribadiscono che “tali minoranze non pretendono uno status o una tutela speciale, ma semplicemente l’accesso alla cittadinanza comune”, poiché “esse sono composte da cittadini a tutti gli effetti e, in quanto tali, dovrebbero essere garantite nei loro legittimi interessi”. In quest’ottica, la Comece e la Kek chiedono “un maggiore monitoraggio delle violazioni della libertà religiosa, attraverso una strategia più sistematica e coordinata a livello dell’Unione Europea”. Quanto ai Paesi che intendono entrare nell’Ue, “la Commissione europea – si legge nella dichiarazione congiunta – dovrebbe esaminare con particolare attenzione il rispetto del diritto fondamentale alla libertà religiosa e dei suoi aspetti correlati, come il diritto alla proprietà”. E non solo: “Passi avanti chiari ed inequivocabili verso l’attuazione della libertà religiosa dovrebbero essere già presenti prima che una nazione aderisca all’Ue”. Le Chiese europee chiedono poi che il diritto alla libertà religiosa non sia soggetto ad interpretazioni “individualistiche”, ma venga “inteso in senso ampio, in modo da includere anche la dimensione sociale ed istituzionale”. Fondamentale, quindi, per la Comece e la Kek, la realizzazione di “un sondaggio sulla discriminazione che sia basato sul criterio della libertà religiosa negli Stati già membri dell’Ue e in quelli che si candidano all’adesione”. A questo scopo, “l’Unione Europea dovrebbe incoraggiare i Paesi a raccogliere dati relativi a questo aspetto a livello nazionale ed a fornire informazioni rilevanti su base annua”. Infine, le Chiese d’Europa concludono: “Il ruolo della religione nella sfera pubblica deve essere protetto dagli attacchi che costituiscono una violazione della libertà religiosa. Ed è importante, al riguardo, riconoscere il ruolo positivo che la religione ha nella vita e nella società pubblica”. (A cura di Isabella Piro)







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