2012-04-02 14:12:42

Giornata mondiale Onu sull'autismo, patologia che colpisce tra le 2 e le 5 persone su mille


“I piccoli della luna”: per la loro difficoltà di comunicare con il mondo esterno così sono chiamati i bimbi affetti da autismo. Si tratta di una malattia neuropsichiatrica che colpisce dalle 2 alle 5 persone ogni mille – in Italia 400 mila ne sono affetti – per lo più maschi e compare di solito entro i primi tre anni di vita, secondo i dati Società italiana di neuropsichiatria infantile, diffusi per l’odierna Giornata mondiale di sensibilizzazione indetta dall’Onu. In quest’occasione, molti monumenti del mondo si sono illuminati di blu, compreso l’Arco di Costantino a Roma. Per approfondire il "mondo" dell’autismo, Debora Donnini ha intervistato Maria Giulia Torrioli, professore associato di Neuropsichiatria infantile del Policlino Gemelli:RealAudioMP3

R. – Un tempo, la diagnosi veniva fatta molto più tardi mentre adesso si fa molto più precocemente, dando ovviamente maggiori possibilità di intervento. Il sintomo fondamentale dell’autismo è la mancanza di contatto con il mondo esterno: si può andare da una reale assenza di rapporto, fino alla difficoltà, da parte del bambino, ad avere un contatto normale con i propri coetanei e con le altre persone. C’è uno spettro che è enorme: parliamo di autismo, di spettro autistico, di sindrome di Asperger.

D. – Oggi si interviene anche quando c’è un solo sintomo ...

R. – Oggi si interviene cercando anche di fare, in qualche modo, prevenzione: non si aspetta di vedere che un bambino abbia tutti i sintomi per cercare di combatterli, perché molto spesso un’educazione fatta in una maniera particolare – con interventi particolari – può far sì che non si arrivi ad una diagnosi di autismo, ma ci si limiti a entrare solo nello "spettro" autistico.

D. – Come si interviene?

R. – Gli interventi sono in minima parte farmacologici, per la gran parte sono riabilitativi, con un particolare tipo di educazione – sia per il bambino, sia di sostegno alle famiglie – e questo prima si comincia, meglio è. Si va dalla psicoterapia – di cui non tutti riconoscono la funzione nell’autismo – fino ad un’educazione a comportarsi in un certo modo.

D. – Questo perché i bambini autistici oltre a non avere contatti, spesso non riescono a capire quando devono dire qualcosa o ad aspettare gli interventi degli altri...

R. – Sì, se io non ho contatto, non capisco cosa sta succedendo intorno a me: questo è il fondamento dell’autismo. Se non capisco quello che succede intorno a me, non capisco gli altri e perché si comportano in una determinata maniera e non posso comportarmi in una maniera adeguata. Più io riesco precocemente a intervenire per mettere il bambino il più possibile in una buona relazione con il prossimo, più sto combattendo l’autismo.

D. – Bruno Morabito, presidente di Divento Grande Onlus, chiede più assistenza, soprattutto quando si esce dall’infanzia e si va verso l’età adulta. Lei è d’accordo? Serve più impegno?

R. – Tutti i momenti di cambiamento sono difficili, in particolare per i bambini che hanno difficoltà, nell’autismo soprattutto ma anche in altre situazioni. Se ci sono abbastanza strutture, anche se magari non sufficienti, per i bambini piccoli, molto poco c’è per i ragazzi più grandi che hanno bisogno di aiuto.

D. – Sono state fatte varie ipotesi nel corso degli anni sulla causa dell’autismo. Quali sono oggi quelle più accreditate?

R. – Si sa che è una malattia non psicologica ma che ha una base neurologica. Quindi, sono bambini che hanno un problema di sviluppo organico. Poi, si sa che è una malattia multifattoriale. Diverse cose si conoscono, ma non ancora tutte.

D. – E’ presente però anche una parte psicologica...

R. – La parte psicologica c’è sicuramente, in quanto, l’autismo incide nella vita. Ci sono gradi diversissimi di autismo e su questo un buon aiuto, su base psicologica, è importantissimo.

D. – E’ vero che l’autismo può essere legato anche a genialità in alcuni campi?

R. – Sì, soprattutto nella sindrome di Asperger, in cui ci possono essere degli squilibri nello sviluppo. Ci sono quindi bambini e adulti che eccellono in alcuni campi, ma che poi hanno delle cadute clamorose nella vita pratica. Non bisogna più considerare una diagnosi di autismo, come una condanna a morte – come è stato per tanti anni – perché si riconoscevano soltanto le forme più gravi. Sono bambini che, se aiutati, possono condurre una vita non normale ma quasi, e comunque molto accettabile da un punto di vista anche sociale. (cp)







All the contents on this site are copyrighted ©.