Eurozona: cresce la disoccupazione. In Italia migliaia di posti qualificati in cerca
di lavoratori
E’ allarme disoccupazione nell'Eurozona: Eurostat riferisce che a febbraio il tasso
è salito al 10,8% toccando il massimo da quasi 15 anni. In Italia si attesta al 9,3%,
raggiungendo il livello più alto dal 2004. Inoltre secondo l’Istat la disoccupazione
giovanile vola al 31,9% ovvero un giovane su tre non trova lavoro. Tuttavia stando
a dati Unioncamere in Italia ci sarebbero almeno 117mila posti di lavoro disponibili,
ma scoperti per mancanza di qualificazione. Su questa anomalia Paolo Ondarza
ha sentito Carlo Costalli, presidente del Movimento Cristiano Lavoratori:
R. – E’ indispensabile
una riforma del mercato del lavoro. La riforma va accompagnata con un grande piano
di formazione professionale: anche tecnica. Non si riparte senza investire sul capitale
umano. In passato ci aveva provato anche l’ex ministro Sacconi ad investire sulla
formazione professionale, ma si è scontrato sempre con lobby potenti di enti e di
formatori.
D. – Quali sono questi “giacimenti” inutilizzati di lavoro?
R.
– Principalmente sono i lavori manuali, quelli nel campo dell’artigianato, nel campo
degli alloggi, della ristorazione; nel campo dei servizi alla persona … E’ chiaro
che è necessario un grande piano di formazione, anche culturale: va cioè rivalutata
l’importanza di questi lavori. E poi, bisogna anche – dal punto di vista contrattuale
– sostenere bene i lavoratori. Per esempio, nella bozza di riforma del contratto del
lavoro, l’aver dato dignità al contratto di apprendistato è sicuramente un'ottima
cosa.
D. – Quanto incide nello scoraggiamento di chi cerca lavoro o di chi
lo offre la sempre più frequente diffusione di dati negativi su disoccupazione e
crisi?
R. – Chiaramente, c’è un problema di riforma, c’è un problema contrattuale,
ma è fondamentale dare anche messaggi di ottimismo. Poi dobbiamo anche avere il
coraggio di dire che in Italia non investono più imprenditori stranieri.
D.
– Non investono, perché?
R. – Non investono per tante ragioni. Sicuramente,
la mancata riforma del mercato del lavoro è un fattore, ed è qualcosa che va ben oltre
l’articolo 18! Poi, in Italia abbiamo una burocrazia asfissiante, e il presidente
Monti su questo fronte ha fatto ancora molto poco. E poi, le ragioni sono anche altre:
sicuramente, quando si parla di amministrazione pubblica molti imprenditori lamentano
la lentezza della giustizia che spesso, su questi temi – non ho difficoltà a dirlo
– non sempre è imparziale nell’interpretazione delle norme.
D. – Quindi sul
fronte lavoro occorre ridare spazio alla speranza, lei diceva, senza sminuire l’entità
di una crisi che è reale …
R. – Il tema della speranza, per me, è centrale.
Tutto quello che viene investito nella formazione è investito bene. (gf)