2012-04-02 14:29:10

Eurozona: cresce la disoccupazione. In Italia migliaia di posti qualificati in cerca di lavoratori


E’ allarme disoccupazione nell'Eurozona: Eurostat riferisce che a febbraio il tasso è salito al 10,8% toccando il massimo da quasi 15 anni. In Italia si attesta al 9,3%, raggiungendo il livello più alto dal 2004. Inoltre secondo l’Istat la disoccupazione giovanile vola al 31,9% ovvero un giovane su tre non trova lavoro. Tuttavia stando a dati Unioncamere in Italia ci sarebbero almeno 117mila posti di lavoro disponibili, ma scoperti per mancanza di qualificazione. Su questa anomalia Paolo Ondarza ha sentito Carlo Costalli, presidente del Movimento Cristiano Lavoratori:RealAudioMP3

R. – E’ indispensabile una riforma del mercato del lavoro. La riforma va accompagnata con un grande piano di formazione professionale: anche tecnica. Non si riparte senza investire sul capitale umano. In passato ci aveva provato anche l’ex ministro Sacconi ad investire sulla formazione professionale, ma si è scontrato sempre con lobby potenti di enti e di formatori.

D. – Quali sono questi “giacimenti” inutilizzati di lavoro?

R. – Principalmente sono i lavori manuali, quelli nel campo dell’artigianato, nel campo degli alloggi, della ristorazione; nel campo dei servizi alla persona … E’ chiaro che è necessario un grande piano di formazione, anche culturale: va cioè rivalutata l’importanza di questi lavori. E poi, bisogna anche – dal punto di vista contrattuale – sostenere bene i lavoratori. Per esempio, nella bozza di riforma del contratto del lavoro, l’aver dato dignità al contratto di apprendistato è sicuramente un'ottima cosa.

D. – Quanto incide nello scoraggiamento di chi cerca lavoro o di chi lo offre la sempre più frequente diffusione di dati negativi su disoccupazione e crisi?

R. – Chiaramente, c’è un problema di riforma, c’è un problema contrattuale, ma è fondamentale dare anche messaggi di ottimismo. Poi dobbiamo anche avere il coraggio di dire che in Italia non investono più imprenditori stranieri.

D. – Non investono, perché?

R. – Non investono per tante ragioni. Sicuramente, la mancata riforma del mercato del lavoro è un fattore, ed è qualcosa che va ben oltre l’articolo 18! Poi, in Italia abbiamo una burocrazia asfissiante, e il presidente Monti su questo fronte ha fatto ancora molto poco. E poi, le ragioni sono anche altre: sicuramente, quando si parla di amministrazione pubblica molti imprenditori lamentano la lentezza della giustizia che spesso, su questi temi – non ho difficoltà a dirlo – non sempre è imparziale nell’interpretazione delle norme.

D. – Quindi sul fronte lavoro occorre ridare spazio alla speranza, lei diceva, senza sminuire l’entità di una crisi che è reale …

R. – Il tema della speranza, per me, è centrale. Tutto quello che viene investito nella formazione è investito bene. (gf)







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