Il “Cortile dei bambini” a Palermo: la formazione per sconfiggere la mafia
La tappa siciliana del “Cortile de Gentili”, svoltasi nei giorni scorsi a Palermo
per iniziativa del Pontificio Consiglio della Cultura, ha rappresentato un momento
di grande importanza nella lotta alla mafia. Uno degli eventi particolarmente significativi
in tal senso è stato il “Cortile dei bambini”, che ha avuto come centro la Libreria
delle Paoline di fronte alla Cattedrale di Palermo. Qui sono stati esposti i disegni
di centinaia di bambini sul tema “Disegna la tua isola”. Su questa iniziativa, il
nostro inviato a Palermo, Fabio Colagrande, ha intervistato suor Fernanda
Di Monte, religiosa paolina e giornalista, tra gli organizzatori del “Cortile
dei bambini”:
R. - Abbiamo
dedicato buona parte della libreria, all’esposizione dei molti disegni sul tema “Disegna
la tua isola”, che i bambini ci hanno fatto arrivare da tutta l’isola. Quindi li abbiamo
proprio esposti come se fossero dei panni, con delle mollettine. Noi da un po’ di
anni, qui a Palermo, attraverso la settimana della comunicazione cerchiamo di fare
un lavoro di prevenzione. Il tema della legalità è un tema che affrontiamo continuamente
durante l’anno. Non sono temi legati semplicemente al Cortile, ma è proprio la pastorale
che cerchiamo di portare avanti.
D. - Proprio in questo periodo sta tenendo
un corso dedicato alla legalità destinato ai più giovani: vuole parlarcene?
R.
- Sono duecento ragazzi delle medie e del liceo e il tema è “la mafia, narrata, vissuta
e superata”. Qualcuno sorride quando diciamo “superata”, ma per noi è superata tutte
le volte che vediamo che questi ragazzi in effetti stanno facendo un cammino e questo
cammino è multimediale, nel senso che non partiamo solo dalla parola; abbiamo programmato
prima sempre la visione di un film legato alla tematica mafia, poi abbiamo realizzato
degli incontri con alcuni testimoni importanti anche a livello di attività, di lavoro,
di impegno, come i magistrati. Poi ci siamo soffermati su Placido Rizzotto, venuto
recentemente alla ribalta, dopo il ritrovamento dei suoi resti, e che -come ben sappiamo-
finalmente avrà una tomba. Placido Rizzotto, viene riconosciuto anche dallo Stato
attraverso la celebrazione dei funerali di Stato, in quanto è stato un testimone
che ha pagato proprio per una testimonianza di legalità.
D. - Come reagiscono
i giovani, i ragazzi palermitani, che vivono in un ambiente che spesso è molto impregnato
di cultura mafiosa?
R. - Reagiscono intanto ponendo degli interrogativi. Ad
esempio, in uno degli ultimi incontri un ragazzo di 15 o 16 anni mi ha voluto parlare
in disparte, dicendomi: “Io vivo in un ambiente mafioso, e sono l’unico che studia”.
Certamente, io mi sono emozionata, perché non tutti i giorni incontri qualcuno che
ti dice questo. L’ho incoraggiato a continuare gli studi con impegno, in maniera che,
un domani non tanto lontano, sia lui a seminare legalità nel proprio ambiente. Convincere
che la strada maestra è quella della formazione, dello studio e del tentare qualcosa
di nuovo. (bi)