Cristiani indiani rispondono al Gran muftì dell’Arabia saudita, che vuole eliminare
tutte le chiese della penisola
L'All India Christian Council (Aicc) condanna la dichiarazione del Gran muftì dell'Arabia
saudita, Sheikh Abdul Aziz bin Abdullah, secondo il quale è "necessario distruggere
tutte le chiese della penisola arabica". Secondo Joseph D'Souza, presidente dell'Aicc,
la controversa affermazione del muftì pone le Chiese cristiane di tutta la Penisola
araba in pericolo, e potrebbe avere ripercussione per le minoranze religiose negli
altri Paesi. John Dayal, segretario generale dell'Aicc, invita il governo dell'India
e gli altri Paesi civili ad assicurarsi che le nazioni della Penisola araba rifiutino
in modo netto la perentoria dichiarazione dell'imam wahabita, e garantiscano sicurezza
e protezione alle chiese in Yemen, Kuwait, Baharain, Qatar, Oman ed Emirati Arabi
Uniti. Il cristianesimo è già proibito in Arabia saudita, dove non vi sono chiese.
I media locali hanno riportato la controversa dichiarazione insieme alla proposta
di un parlamentare del Kuwait, che chiedeva la "rimozione" delle chiese nel suo Paese.
Di recente il parlamento del Kuwait ha proposto di introdurre leggi sulla rimozione
delle chiese cristiane dal Paese e ha imposto severe leggi ispirate alla sharia. Più
tardi, ha chiarito che la legge non parlava di rimuovere le chiese, ma proibiva la
costruzione di nuove chiese cristiane e luoghi di culto non islamici nel Paese. Il
Gran muftì ha sottolineato che il Kuwait, in quanto Stato della Penisola araba, avrebbe
dovuto distruggere tutte le chiese sul suo territorio. Vi sono moltissimi cristiani
che vivono in Arabia saudita e negli altri Paesi del Golfo, molti dei quali provengono
da India e Filippine: più di 3,5 milioni, dei quali almeno 800mila solo in Arabia
saudita. L'All India Christian Council segue da tempo gli sviluppi nella regione con
allarme e preoccupazione crescenti, dal momento che i cristiani continuano a subire
violenze e discriminazioni. È una situazione che disturba in modo particolare, perché
l'India ha molti dei suoi cittadini - per lo più operai, ma anche uomini d'affari,
ingegneri e personale medico - nella regione. Un gran numero di migranti dagli Stati
meridionali dell'India sono cristiani. L'All India Christian Council ribadisce che
la dichiarazione del Gran muftì è contraria alla Carta delle Nazioni Unite e alla
Dichiarazione Onu sull'eliminazione di ogni forma di intolleranza e discriminazione
su basi religiose o di credo. (R.P.)