Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica
In questa Domenica delle Palme, la liturgia ci propone la Passione del Signore secondo
il Vangelo di San Marco. Sono le tre del pomeriggio e sulla terra sono calate le tenebre.
Gesù muore sulla croce dando un forte grido. Il velo del tempio si squarcia in due,
da cima a fondo. E il centurione, che si trovava di fronte a lui, avendolo visto spirare
in quel modo, dice:
«Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!».
Sulla
Domenica della Passione del Signore, ascoltiamo il commento del padre carmelitano
Bruno Secondin, docente di Teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana:
Attraverso la
croce Dio si fa conoscere, e quindi la passione e morte di Gesù sono come una grande
teofania, il momento più alto del messaggio di Gesù: da lì si deve cominciare a riconoscere
e proclamare chi egli è. Non è semplice vittima che ha subito una ingiustizia. Gesù
ha scelto di stare dalla parte della vita con tutte le forze, rompendo tabù e divieti
sacri che la soffocavano in nome di Dio, integrando emarginati e rifiutati nella società,
portando ad esempio di fede e carità gli ultimi della scala sociale e religiosa. Per
questo suo impegno deciso a favore del Regno ha provocato una reazione furibonda da
parte del sistema sociale e religioso, che lo ha eliminato. Per Marco, Gesù muore
a causa del modo come è vissuto: e questo stile non è stato capito facilmente neanche
dai suoi discepoli. Infatti scappano subito di fronte al fallimento del maestro. Eppure
proprio in quel momento tutto l’insegnamento e il modo di vivere arrivava a pienezza
di verità e autenticità. Solo il centurione sotto la croce lo riconoscerà. Con una
espressione di fede piena, che ancora oggi costituisce la vera conclusione del Vangelo
di Marco. Buona settimana santa!