Aiuti del Papa per l'azione caritativa della Chiesa in Siria. La testimonianza di
padre Dall'Oglio
La situazione in Siria resta drammatica: così il Papa ha deciso di inviare, tramite
il Pontificio Consiglio Cor Unum, 100mila dollari per l’azione caritativa della Chiesa
locale in favore della popolazione stremata dalle violenze. Il segretario di Cor Unum,
mons. Dal Toso, è già nel Paese per portare questo aiuto. Sono previsti incontri con
Sua Beatitudine Gregorios III Laham, presidente dell’Assemblea della Gerarchia Cattolica
in Siria, e con altri rappresentanti della Chiesa locale. La Chiesa cattolica in Siria
è attualmente impegnata attraverso i suoi organismi di carità in progetti di assistenza
alla popolazione siriana, in particolare nell’area di Homs e di Aleppo. Un comunicato
di Cor Unum sottolinea che “sono noti i ripetuti appelli del Santo Padre per la cessazione
della violenza in Siria e perché si trovi una via per il dialogo e la riconciliazione
tra le parti in conflitto, in vista della pace e del bene comune".
Intanto,
il ministro degli Esteri siriano ha detto che il tentativo di far cadere il governo
è fallito "una volta per sempre". Ma scontri sono in corso anche oggi a Damasco e
in altre città con numerose vittime. Il ministro ha dovuto perciò precisare che il
ritiro dell’esercito dalle città sarà definitivo solo quando ci sarà la pace. Da parte
sua, l’inviato Onu Kofi Annan ha ammonito il governo siriano a rispettare l’accordo
internazionale che prevede un cessate il fuoco immediato. Giancarlo La Vella
ne ha parlato con il padre gesuita Paolo Dall’Oglio, fondatore del Monastero
siriano di Deir Mar Musa:
R. – Credo
che questo fragile accordo internazionale sia per ora l’unica ancora di salvezza offerta
a questa società che con la Domenica delle Palme entra veramente in una ulteriore
settimana di passione. Siamo in una condizione che sembra senza via di uscita. Eppure
Kofi Annan è come una promessa di potercela fare. Moltissimi cristiani oggi in Siria
sono impegnati con i loro vicini di casa musulmani a cercare di alleviare le enormi
sofferenze di tante e tante famiglie. In questo senso l’annuncio del Papa di aver
mandato aiuto concreto è certamente consolante. In questo momento nella società siriana
si sta facendo moltissimo per alleviare le sofferenze, soprattutto delle centinaia
di migliaia di persone che hanno dovuto lasciare le loro case ed è un punto di partenza
concreto. Come fare a convincere lo Stato, la presidenza, il potere reale – che poi
non è necessariamente e immediatamente il governo - ? In questo bisognerebbe avere
un accordo internazionale molto concreto, molto solido e anche in grado di offrire
le garanzie necessarie e sufficienti perché il terrore di perdere tutto e di perdersi,
sia veramente attenuato, sia guarito, dando le garanzie necessarie che si possa uscire
dalla situazione senza che una parte della popolazione siriana semplicemente ne faccia
le spese per tutti.
D. – Di fronte alla posizione del regime di Damasco non
c’è il rischio che la comunità internazionale opti per una soluzione di forza?
R.
– Il mondo ha le sue gravi incoerenze e poi in modo incoerente deve anche trovare
soluzioni per i problemi concreti nell’oggi in una logica che la Chiesa riconosce
legittima di difesa utilizzando la forza in modo proporzionale. Purtroppo spesso la
logica di difesa diventa una logica di attacco, quindi la Chiesa cattolica cerca veramente
di dire: esploriamo tutte le soluzioni pacifiche prima di adottare soluzioni anche
parzialmente più tragiche. Io avevo provato a dire: 50 mila accompagnatori pacifisti.
E’ chiaro che è giusto il sogno di un monaco perché insisto sulla responsabilità:
la non violenza internazionale senza responsabilità sul terreno è, a mio parere immorale,
quindi certamente bisogna assumersi le responsabilità. Ci sono soluzioni intermedie
che sono realtà di interposizione che garantiscono il cessate il fuoco. E Kofi Annan
ha già ha proposto che bisogna trovare soluzioni Onu molto concrete per dividere i
contendenti sul terreno al fine di offrire al processo politico vere occasioni di
riuscire.
D. – Come sarà questa Settimana Santa e la Pasqua per i cristiani
in Siria?
R. – Purtroppo i cristiani sono divisi tra loro. Ci sono due modi
di guardare alla realtà. Uno è a partire dalle proprie paure, un altro è a partire
dal desiderio evangelico di essere solidali con tutti. Io credo che la Pasqua, che
riunisce tutti i figli di Abramo, cristiani, ebrei e musulmani, che sono i nostri
vicini e che fanno festa con noi, tutti possiamo guardare a Gerusalemme con speranza.
La speranza sia la più forte: una speranza abramitica costruita sulle promesse granitiche
del Signore. (bf)