Honduras: la mediazione del vescovo riporta la calma nel carcere di Sula
Ancora una rivolta in un carcere in Honduras, con la morte di 13 detenuti e lo scoppio
di un incendio: è avvenuto a Sula, città industriale nel nord del Paese, dove i prigionieri
armati si sono barricati e hanno impedito l’accesso perfino ai vigili del fuoco e
alla polizia. Il vescovo ausiliare della diocesi di San Pedro Sula, Romulo Emiliani,
è giunto sul posto per negoziare, come hanno chiesto gli stessi carcerati. “Le autorità
– ha detto – conoscono bene questa situazione e non sono interessate alle prigioni,
che di fatto sono come una bomba a orologeria pronta ad esplodere”. Il governo, tramite
il segretario della Sicurezza, Pompeo Bonilla, ha confermato solo la cifra di 13 morti,
senza specificare le cause e senza garantire nulla, mentre il ritorno della calma
nella prigione – secondo quanto riporta l’Agenzia Fides – è stato possibile grazie
all’intervento del vescovo, che ha mediato con i detenuti per porre fine al conflitto
interno. “Sono grato a Dio – ha dichiarato mons. Emiliani – perché è stato come un
miracolo, visto che la situazione era sull’orlo del caos totale”. Quindi, ha aggiunto
che a tempo opportuno verrà rilasciata ufficialmente la lista delle persone che purtroppo
sono morte: “Non possiamo anticipare nomi – ha dichiarato – poiché in questi momenti
si sta facendo l’appello dei 2.400 detenuti, in un luogo che è fatto per ospitare
solo 800 persone”. Di qui, la denuncia del sovraffollamento, piaga che affligge gran
parte degli istituti di pena nel Sudamerica, della carenza di acqua e di adeguati
servizi igienici. “C’è molta tensione e preoccupazione – ha concluso il presule –
fra la popolazione e tra i parenti dei detenuti”, che hanno immediatamente ricordato
la tragedia del 14 febbraio nel carcere di Comayagua, dove un incendio ha ucciso più
di 300 prigionieri che sono stati confinati in vari settori di questo carcere. (C.S)