2012-03-30 15:45:47

Crisi: sbloccare il credito per uscire dalla recessione e ridare fiducia


Una recessione implacabile quella che si è abbattuta sull’Italia con un ulteriore calo del Pil a -1,6% nel primo trimestre del 2012. Una situazione rispecchiata dalla debole produzione industriale e dalla sfiducia che domina nelle famiglie. Nonostante la stretta creditizia e i casi estremi dei suicidi degli imprenditori costretti con le spalle al muro, tutti i vertici istituzionali, dal premier al capo dello Stato, premono sulla necessità di procedere con le riforme strutturali e la severità fiscale. Stefano Leszczynski ha intervistato Luigi Paganetto, presidente della Fondazione economia dell’Università di Tor Vergata:RealAudioMP3

R. – Intanto, bisogna notare che noi siamo in recessione ma altri Paesi europei non lo sono. Questo ci deve mettere sull’avviso rispetto all’esigenza di prendere strade con sostegni forti all’economia, perché credo che a questo punto sia necessario parlare di concrete iniziative per spingere verso la strada dello sviluppo. Credo che questo sia molto importante e ritengo pure che sia preoccupante l’idea che le aspettative siano a ribasso: cioè, tutti si aspettano a questo punto un altro anno di recessione e non è detto che la svolta sia dietro l’angolo. Ecco perché bisogna invertire le previsioni, perché altrimenti rischiamo di ritardare una ripresa che tutti ormai aspettano da tempo.

D. – Quanto è importante il credito per ridare fiducia a chi poi deve far ripartire l’economia?

R. – Credo sia particolarmente importante. Direi che è più importante che parlare di articolo 18. Se è vero che il credito è l’alimento dello sviluppo, nel momento stesso in cui ci sono difficoltà del sistema bancario – che ha avuto le sue conseguenze rispetto a una crisi che ha investito tutto il sistema finanziario internazionale. In questo momento, bisogna utilizzare al meglio quella provvidenziale forma di sostegno che è venuta dall’Europa – dalla Banca centrale europea guidata da Mario Draghi, con l’abbassamento dei tassi all1% – in una dimensione tale che se pure non la si usasse tutta per fare credito alle imprese e alle famiglie, certamente una parte importante potrebbe essere ad esse dedicata e in questo momento consentirebbe una spinta importante.

D. – Fino all’anno scorso si diceva: gli imprenditori e le imprese non fanno abbastanza per rilanciare l’economia. Oggi, il dito è puntato contro le banche che fermano il credito alle imprese. Nel frattempo nel nordest arriviamo a casi drammatici di suicidi tra gli imprenditori che non riescono a fare andare avanti le aziende…

R. – In molti casi, è importante un’attenzione mirata riguardo il territorio da parte del sistema bancario. Il sistema bancario italiano ha sempre avuto una caratteristica che l’ha reso distinguibile: essere cioè molto presente sul territorio, seguendo il settore delle imprese passo passo e conoscendo le situazioni di ciascuno. Questo è un po’ cambiato quando ci sono state le aggregazioni. Tante banche si sono messe insieme hanno fatto dei grandi gruppi bancari che naturalmente hanno i loro vantaggi, in termini di presenza internazionale, ma poi finiscono per ridurre il contatto con il territorio e probabilmente se riuscissimo a riprendere questo contatto ci potrebbe essere una quantità di informazioni in più che possano consentire – quando, caso per caso, ci sia la possibilità di farlo -– di sostenere le imprese che magari si possono riprendere. Io credo che questo sia molto importante in questo momento. (bf)







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