2012-03-29 08:05:15

Lega Araba riunita a Baghdad per appoggiare il piano di Kofi Annan sulla Siria


Dare l’assenso al piano di Kofi Annan per avviare ad una soluzione la crisi in Siria. Questa la finalità del vertice della Lega Araba, oggi a Baghdad. Già alla vigilia è stata, però, sottolineata l'esigenza di tempi rapidi per la sua applicazione, come ribadito pure dal segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon. Intanto gli Stati Uniti hanno affermato che è necessario "mantenere la pressione sul regime di Damasco", mentre sul campo è ancora battaglia; solo ieri 21 i morti. Il servizio è di Marina Calculli: RealAudioMP3

Sul si di Damasco al piano di pace delle Nazioni Unite, Stefano Lesczczynski ha raccolto il commento di Maria Grazia Enardu docente di Relazioni Internazionali all'università di Firenze: RealAudioMP3

R. – E’ un dato positivo, perché permetterà ad alcune persone di essere evacuate e curate. Ma il regime di Assad sta semplicemente provando anche questo: a comprare tempo e a perdere tempo.

D. – Qual è la strategia che i Paesi limitrofi, in particolare i Paesi arabi, stanno cercando di adottare nei confronti della Siria?

R. – Il problema della Siria è che è un Paese letteralmente incastonato tra tre Paesi arabi – Iraq, Libano e Giordania – un Paese non arabo come la Turchia e un altro Paese non arabo come Israele. Non si può trovare un accordo, perché il collasso della Siria, che sarà inevitabile e lungo, porterà disordine. Nessuno è in grado di decidere o di discutere efficacemente, perché toccherebbe interessi che non ha intenzione di toccare.

D. – Sempre più intensi sono i contatti tra le formazioni dell’opposizione, Assad e i membri della comunità internazionale. Tuttavia, l’unico punto che non è contenuto nel piano di Kofi Annan è proprio quello delle dimissioni del presidente...

R. – Il problema delle dimissioni di Assad è che è una questione puramente teorica. Non è lui che si deve dimettere, ma il regime. Lui è sostenuto da una minoranza alla guida – che in qualche modo è solidale – e da parte dei sunniti che sono stati solidali con gli Assad per 40 anni: gente che è disposta a combattere alla morte, anche perché sa che una volta crollato il regime, le vendette incrociate sarebbero terribili. E’ gente che non si arrenderà.

D. – In sostanza, alla fine, come bisogna considerare questo piano delle Nazioni Unite?

R. – Il conflitto andrà avanti. Il fatto, però, che Kofi Annan riesca a parlare in vario modo con tutti i soggetti – non dimentichiamo la Cina e la Russia – è già un passo avanti. Ma se tutti insieme, i grossi attori della scena, non decidono di chiudere il regime di Assad in un vicolo assolutamente cieco, in Siria si continuerà a combattere finché saranno stravolti. (ap)










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