Lega Araba riunita a Baghdad per appoggiare il piano di Kofi Annan sulla Siria
Dare l’assenso al piano di Kofi Annan per avviare ad una soluzione la crisi in Siria.
Questa la finalità del vertice della Lega Araba, oggi a Baghdad. Già alla vigilia
è stata, però, sottolineata l'esigenza di tempi rapidi per la sua applicazione, come
ribadito pure dal segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon. Intanto gli Stati Uniti
hanno affermato che è necessario "mantenere la pressione sul regime di Damasco", mentre
sul campo è ancora battaglia; solo ieri 21 i morti. Il servizio è di Marina Calculli:
Sul si di
Damasco al piano di pace delle Nazioni Unite, Stefano Lesczczynski ha raccolto il
commento di Maria Grazia Enardu docente di Relazioni Internazionali all'università
di Firenze:
R. – E’ un
dato positivo, perché permetterà ad alcune persone di essere evacuate e curate. Ma
il regime di Assad sta semplicemente provando anche questo: a comprare tempo e a perdere
tempo.
D. – Qual è la strategia che i Paesi limitrofi, in particolare i Paesi
arabi, stanno cercando di adottare nei confronti della Siria?
R. – Il problema
della Siria è che è un Paese letteralmente incastonato tra tre Paesi arabi – Iraq,
Libano e Giordania – un Paese non arabo come la Turchia e un altro Paese non arabo
come Israele. Non si può trovare un accordo, perché il collasso della Siria, che sarà
inevitabile e lungo, porterà disordine. Nessuno è in grado di decidere o di discutere
efficacemente, perché toccherebbe interessi che non ha intenzione di toccare.
D.
– Sempre più intensi sono i contatti tra le formazioni dell’opposizione, Assad e i
membri della comunità internazionale. Tuttavia, l’unico punto che non è contenuto
nel piano di Kofi Annan è proprio quello delle dimissioni del presidente...
R.
– Il problema delle dimissioni di Assad è che è una questione puramente teorica. Non
è lui che si deve dimettere, ma il regime. Lui è sostenuto da una minoranza alla guida
– che in qualche modo è solidale – e da parte dei sunniti che sono stati solidali
con gli Assad per 40 anni: gente che è disposta a combattere alla morte, anche perché
sa che una volta crollato il regime, le vendette incrociate sarebbero terribili. E’
gente che non si arrenderà.
D. – In sostanza, alla fine, come bisogna considerare
questo piano delle Nazioni Unite?
R. – Il conflitto andrà avanti. Il fatto,
però, che Kofi Annan riesca a parlare in vario modo con tutti i soggetti – non dimentichiamo
la Cina e la Russia – è già un passo avanti. Ma se tutti insieme, i grossi attori
della scena, non decidono di chiudere il regime di Assad in un vicolo assolutamente
cieco, in Siria si continuerà a combattere finché saranno stravolti. (ap)