Nuovo appello di Napolitano: procedere rapidamente alle riforme
Si vada avanti rapidamente. Il presidente Napolitano rilancia il suo appello alla
velocità nel procedere nelle riforme. Ma resta alta la polemica dopo l’intesa sulla
riforma elettorale raggiunta da Pd, Pdl e Terzo Polo. Se dal premier Monti arriva
un no comment, le critiche fioccano invece da Idv, Lega, Verdi e da una parte del
Pd. Francesca Sabatinelli ha intervistato Leonardo Morlino, professore
di Scienze Politiche all’Università Luiss di Roma:
R. - Speriamo
che sia la volta buona. Per la prima volta e per effetto di una situazione convincente
e paradossale i partiti devono mostrare una qualche presenza, un qualche protagonismo,
soprattutto i leader dei partiti. Di fronte a una loro riduzione di ruolo, è evidente,
con il governo tecnico, questo è il modo per riprendere voce e riprendere ruolo nella
democrazia italiana. Quindi c’è una finestra di opportunità che paradossalmente il
governo tecnico ha aperto. Teniamo presente anche un altro aspetto che è fondamentale.
Siamo in una situazione ben diversa dai governi tecnici della metà degli anni ’90,
dai due governi tecnici Ciampi e Dini. In quegli anni c’è stata una stabilità economica
consentita dalla concertazione e questo ha compensato le incertezze e le mancanze
della politica; c’era un terremoto politico, la formazione di nuovi partiti… La situazione
attuale è una situazione in cui non abbiamo punti di riferimento da nessuna parte:
incertezza di leadership, incertezza di comportamenti politici da parte degli stessi
rettori, incertezza nel rapporto con gli interessi e quindi il rischio forte di instabilità.
E’ un rischio forte che non ci possiamo permettere, tanto è vero che abbiamo il governo
tecnico, ma che non ci possiamo permettere neanche successivamente. C’è questa finestra
di opportunità; se riusciranno poi a cogliere l’opportunità è da vedere. Le incertezze
ci sono e gli accordi non sono semplici. Quello che abbiamo sentito è ancora molto
generale.
D. – Questo, anche alla luce di quello che sta dicendo lei, potrebbe
restare un buon proposito. In fin dei conti, di buoni propositi, in questi anni, ne
abbiamo visti parecchi…
R. – Sì, è vero però adesso c’è una situazione di emergenza
in cui i partiti devono mostrare un ruolo. Io spero che si rendano conto di questo.
C’è un discorso proprio di responsabilità. Immaginiamo lo scenario opposto, cioè,
tutto rimane uguale: perché, sulla base di che cosa possono chiedere a un elettore
di votare? Sulla base di fare politiche? No, perché poi le politiche le fa il governo
tecnico. Sulla base di controllare in parlamento queste politiche? Però il tutto si
confonde, perché poi ci dovrebbe essere una grande coalizione che non si vuole. E
allora? Nella stessa campagna elettorale loro devono poter andare dicendo: siamo stati
capaci di decidere su un nuovo assetto costituzionale, anche se molto parziale, siamo
stati capaci di decidere sulla nuova regola elettorale. Hanno bisogno di questo.
D.
– Al di là dei tecnicismi che situazione politica presenterebbe il post-riforma?
R.
– Ci sono due punti da capire. Immaginiamo lo scenario in cui si fa la riforma elettorale.
La riforma elettorale ha diversi aspetti di equifinalità, nel senso che ci possono
essere diverse regole che portano allo stesso risultato, però due punti sono tassativi:
la riduzione del numero dei partiti e la possibilità di dare all’elettore di scegliere
l’eletto. Se la legge elettorale risponde in qualunque modo ma risponde a queste due
esigenze, allora si può andare avanti e allora si può fare un discorso di coalizione.
Lo vedremo, dipende dalla stessa legge elettorale, ma ci sono tutte le soluzioni:
c’è una coalizione destra-centro, come c’è una coalizione centro-sinistra.