Caritas Cuba: il futuro del Paese è nelle mani dei giovani
Una delle realtà particolarmente attive a Cuba è la Caritas locale, che opera in collaborazione
con le 11 circoscrizioni ecclesiastiche dell’isola. In prima linea – nell’aiuto alle
fasce più vulnerabili della popolazione, come gli anziani ed i bambini, soprattutto
quelli con difficoltà di apprendimento – Caritas Cuba ha allestito mense, progetti
di educazione e formazione, programmi per la salute, seminari volti ad aumentare la
consapevolezza sociale degli abitanti, operando in tutti i campi dell’assistenza umanitaria.
Ma la povertà è un problema per il Paese? Il nostro inviato Luca Collodi lo
ha chiesto a Maritza Sanchez Abillud, direttrice dell’Ufficio nazionale Caritas
Cuba:
R. – Por supuesto,
somos un país pobre... Ovviamente, siamo un Paese povero e ci sono molte famiglie
che vivono una situazione di povertà, soprattutto per le scarse risorse economiche.
D. – Lo Stato aiuta queste famiglie?
R. – El Estado ayuda, pero el
Estado... Lo Stato aiuta, ma non ha risorse. C’è un accesso gratuito alla sanità,
accesso e obbligo all’educazione – obbligatoria fino al nono grado – però non ci sono
risorse sufficienti e gli stipendi sono molto bassi. Non c’è corrispondenza tra il
costo della vita e il potere d’acquisto. Anche quando si lavora, la remunerazione
è molto bassa.
D. – La situazione degli anziani a Cuba qual è?
R. –
Cuba es el segundo país mas envejecito... Cuba è il secondo Paese più "vecchio"
di tutta l’America Latina: attualmente, la popolazione con più di 60 anni è quasi
il 18 per cento di quella totale. Ciò è dovuto, chiaramente, al fatto che l’aspettativa
di vita si è alzata e inoltre al numero delle nascite, che è molto basso. Quindi,
è un Paese povero con un numero di anziani talmente alto che, alla lunga, costituirà
un problema. E’ una questione che preoccupa molto e per la quale bisogna lavorare
e prepararsi. Quindi, una delle nostre linee di lavoro, all’interno del programma
sulla terza età, è quella di far sì che gli anziani si mantengano in salute, perché
possano restare nel loro ambiente familiare il più a lungo possibile e non debbano
andare in un istituto, perché fra l'altro non ce ne sono a sufficienza e non c’è corrispondenza
tra il numero di anziani che avrebbero bisogno di un aiuto del genere e il numero
degli istituti che li assistono. Il nostro lavoro, dunque, è diretto anche a instaurare
una collaborazione con gli anziani stessi, a insegnare loro i diritti, a promuovere
la loro partecipazione come persone e come gruppo, perché si formino anche delle reti
di aiuto e assistenza.
D. – I giovani vogliono restare a Cuba o preferiscono
andare all’estero?
R. – Nosotros encontramos que un gran numero... Troviamo
che un gran numero di giovani abbia gli occhi rivolti ad altri Paesi e punti a realizzare
i propri progetti all’estero: questo perché, a volte, qui non si trovano opportunità
per lavorare nel proprio ambito e dunque si ritiene che un futuro di vita sia difficile,
purtroppo, da concretizzare a Cuba. Una delle priorità, quindi, deve essere quella
di soddisfare le necessità dei giovani, perché rimangano nel nostro Paese e perché
possano fare qualcosa per il futuro della patria, perché è da loro che dipende il
futuro del Paese.
D. – Il turismo sessuale è ancora un fenomeno preoccupante?
R.
– Desgraciadamente sì, aunque la prostitucion... Disgraziatamente sì, anche se
la prostituzione a Cuba è proibita. Purtroppo, è uno dei mali che si è sviluppato
con la crisi economica, con l’apertura al turismo, e che ancora rimane, con nostro
grande dolore. Per me è davvero molto doloroso vedere ragazze e ragazzi che si prostituiscono.
E’ un nostro problema sociale.
D. – La Caritas collabora con lo Stato nell’attività
sociale?
R. – Sì. Afortunadamente en los últimos años... Sì. Fortunatamente,
negli ultimi anni godiamo di un migliore rapporto tra la Chiesa e lo Stato, di cui
chiaramente beneficia la Caritas di Cuba. Credo che anche il nostro lavoro abbia aiutato
a ottenere maggiore fiducia e conoscenza. Non vogliamo in alcun modo prendere il posto
dello Stato, al contrario. Nella Dottrina sociale della Chiesa si dice che il nostro
lavoro deve essere nel senso della sussidiarietà. E mi sembra che già si stiano raccogliendo
i frutti del fatto che ciò è stato compreso e che ogni giorno possiamo lavorare insieme.
E’ necessario che tutti gli attori collaborino: lo Stato, la Chiesa, le altre Chiese,
tutti gli uomini e le donne di buona volontà, i cubani dentro e fuori del Paese. (ap)