2012-03-28 12:48:38

Caritas Cuba: il futuro del Paese è nelle mani dei giovani


Una delle realtà particolarmente attive a Cuba è la Caritas locale, che opera in collaborazione con le 11 circoscrizioni ecclesiastiche dell’isola. In prima linea – nell’aiuto alle fasce più vulnerabili della popolazione, come gli anziani ed i bambini, soprattutto quelli con difficoltà di apprendimento – Caritas Cuba ha allestito mense, progetti di educazione e formazione, programmi per la salute, seminari volti ad aumentare la consapevolezza sociale degli abitanti, operando in tutti i campi dell’assistenza umanitaria. Ma la povertà è un problema per il Paese? Il nostro inviato Luca Collodi lo ha chiesto a Maritza Sanchez Abillud, direttrice dell’Ufficio nazionale Caritas Cuba:RealAudioMP3

R. – Por supuesto, somos un país pobre...
Ovviamente, siamo un Paese povero e ci sono molte famiglie che vivono una situazione di povertà, soprattutto per le scarse risorse economiche.

D. – Lo Stato aiuta queste famiglie?

R. – El Estado ayuda, pero el Estado...
Lo Stato aiuta, ma non ha risorse. C’è un accesso gratuito alla sanità, accesso e obbligo all’educazione – obbligatoria fino al nono grado – però non ci sono risorse sufficienti e gli stipendi sono molto bassi. Non c’è corrispondenza tra il costo della vita e il potere d’acquisto. Anche quando si lavora, la remunerazione è molto bassa.

D. – La situazione degli anziani a Cuba qual è?

R. – Cuba es el segundo país mas envejecito...
Cuba è il secondo Paese più "vecchio" di tutta l’America Latina: attualmente, la popolazione con più di 60 anni è quasi il 18 per cento di quella totale. Ciò è dovuto, chiaramente, al fatto che l’aspettativa di vita si è alzata e inoltre al numero delle nascite, che è molto basso. Quindi, è un Paese povero con un numero di anziani talmente alto che, alla lunga, costituirà un problema. E’ una questione che preoccupa molto e per la quale bisogna lavorare e prepararsi. Quindi, una delle nostre linee di lavoro, all’interno del programma sulla terza età, è quella di far sì che gli anziani si mantengano in salute, perché possano restare nel loro ambiente familiare il più a lungo possibile e non debbano andare in un istituto, perché fra l'altro non ce ne sono a sufficienza e non c’è corrispondenza tra il numero di anziani che avrebbero bisogno di un aiuto del genere e il numero degli istituti che li assistono. Il nostro lavoro, dunque, è diretto anche a instaurare una collaborazione con gli anziani stessi, a insegnare loro i diritti, a promuovere la loro partecipazione come persone e come gruppo, perché si formino anche delle reti di aiuto e assistenza.

D. – I giovani vogliono restare a Cuba o preferiscono andare all’estero?

R. – Nosotros encontramos que un gran numero...
Troviamo che un gran numero di giovani abbia gli occhi rivolti ad altri Paesi e punti a realizzare i propri progetti all’estero: questo perché, a volte, qui non si trovano opportunità per lavorare nel proprio ambito e dunque si ritiene che un futuro di vita sia difficile, purtroppo, da concretizzare a Cuba. Una delle priorità, quindi, deve essere quella di soddisfare le necessità dei giovani, perché rimangano nel nostro Paese e perché possano fare qualcosa per il futuro della patria, perché è da loro che dipende il futuro del Paese.

D. – Il turismo sessuale è ancora un fenomeno preoccupante?

R. – Desgraciadamente sì, aunque la prostitucion...
Disgraziatamente sì, anche se la prostituzione a Cuba è proibita. Purtroppo, è uno dei mali che si è sviluppato con la crisi economica, con l’apertura al turismo, e che ancora rimane, con nostro grande dolore. Per me è davvero molto doloroso vedere ragazze e ragazzi che si prostituiscono. E’ un nostro problema sociale.

D. – La Caritas collabora con lo Stato nell’attività sociale?

R. – Sì. Afortunadamente en los últimos años...
Sì. Fortunatamente, negli ultimi anni godiamo di un migliore rapporto tra la Chiesa e lo Stato, di cui chiaramente beneficia la Caritas di Cuba. Credo che anche il nostro lavoro abbia aiutato a ottenere maggiore fiducia e conoscenza. Non vogliamo in alcun modo prendere il posto dello Stato, al contrario. Nella Dottrina sociale della Chiesa si dice che il nostro lavoro deve essere nel senso della sussidiarietà. E mi sembra che già si stiano raccogliendo i frutti del fatto che ciò è stato compreso e che ogni giorno possiamo lavorare insieme. E’ necessario che tutti gli attori collaborino: lo Stato, la Chiesa, le altre Chiese, tutti gli uomini e le donne di buona volontà, i cubani dentro e fuori del Paese. (ap)







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