"Prima la vita, poi il profitto". Parte la campagna di Msf a favore dei farmaci generici
E’ partita da Roma, ieri, e proseguirà a livello mondiale, la mobilitazione di Medici
senza frontiere (Msf) per fermare l’attacco delle multinazionali farmaceutiche ai
farmaci generici. "Prima la vita, poi il profitto", questo il nome della campagna,
avrebbe dovuto anticipare di poche ore la sentenza, attesa per oggi, della corte suprema
dell’India, chiamata ad esprimersi contro o a favore della casa farmaceutica Novartis.
La decisione dei giudici però è stata rimandata a luglio, un ritardo che rischia,
denuncia Msf, di diluire e depotenziare le azioni messe in atto per sensibilizzare
l’opinione pubblica sul caso. In caso di vittoria della Novartis, le conseguenze
cadrebbero sull’accesso a farmaci generici di qualità a basso costo per le persone
nei paesi in via di sviluppo. FrancescaSabatinelli ha intervistato
SergioCecchini, responsabile comunicazione Msf:
R. – L’India
è considerata la “farmacia” dei Paesi in via di sviluppo. Basti pensare che l’80 per
cento dei farmaci generici destinati ai Paesi poveri viene prodotto dall’India stessa.
La Novartis, sei anni fa, ha fatto una causa contro una legge indiana – quindi contro
lo Stato indiano – che impediva il rinnovo del brevetto ventennale sui farmaci e sulle
nuove formulazioni dei farmaci che non prevedessero significativi benefici per i pazienti.
Se la Corte suprema indiana dovesse dare ragione alla Novartis, questo rappresenterebbe
un pericoloso precedente, che potrebbe essere impugnato da qualunque casa farmaceutica.
E sicuramente, prima o poi, verranno toccati i farmaci antiretrovirali per la cura
dell’Hiv-Aids, chi ne pagherà le conseguenze saranno quei milioni di persone che,
ogni giorno, lottano per sopravvivere all’Hiv e all’Aids e che, negli ultimi anni,
avevano visto una speranza di vita grazie all’introduzione dei farmaci generici.
D.
– Di quale farmaco si tratta, in questo caso della Novartis?
R. – La Novartis,
sei anni fa, ha apportato delle modifiche ad un antitumorale, che si chiama Glivec.
Modifiche che, da un punto di vista terapeutico, sono state ritenute insignificanti
dalle autorità indiane. A quel punto, la Novartis ha deciso di fare causa al governo
indiano per poter vincere e avere un’ulteriore estensione del brevetto su questo farmaco
per altri 20 anni. Per fare, quindi, profitti per altri 20 anni su un farmaco e su
una modifica che non avevano dei reali benefici sui pazienti.
D. – Dal punto
di vista economico che cosa significa, per un cittadino indiano o per un abitante
del resto dei Paesi in via di sviluppo, l’accesso ai farmaci generici piuttosto che
a quelli delle multinazionali?
R. – Un dato molto semplice, che è un dato economico,
di costo: prima dell’introduzione dei farmaci generici, una terapia antiretrovirale
costava oltre 10 mila dollari l’anno per paziente. Il costo, quindi, era insostenibile
per qualsiasi persona vivesse nel Sudest asiatico o in Africa, ed è un costo insostenibile
anche per i Ministeri della salute dei Paesi poveri. Con l’introduzione dei farmaci
generici, questo costo è crollato da 10 mila dollari l’anno per paziente a 110 dollari.
Ecco, quindi, che milioni di persone hanno potuto sottoporsi al trattamento e oggi
l’Aids, per milioni di persone, non rappresenta più una condanna a morte ma una malattia
che può essere curata attraverso questi farmaci. Se vengono attaccati, e se viene
aumentato il loro costo, milioni di persone non avranno più diritto a queste cure.
D.
– C’è un precedente: nel 2000, in Sud Africa, si creò la stessa situazione. Cosa accadde
in quel caso specifico?
R. – E’ accaduto che il consorzio di tutte le multinazionali
farmaceutiche, il cosiddetto “Big Pharma”, facesse una causa al governo sudafricano
che aveva immesso, nel proprio mercato, farmaci generici per la cura dell’Hiv-Aids
perché non poteva sostenere il costo per curare i propri malati, i propri cittadini,
affetti da quella malattia. “Big Pharma” fece questa causa e nacque una mobilitazione
internazionale, che ha visto la partecipazione della società civile sudafricana, di
moltissime organizzazioni umanitarie e non governative, di star del mondo dello spettacolo
e della cultura, e una mobilitazione internazionale dei mezzi di informazione per
impedire che vincesse una logica del profitto delle multinazionali farmaceutiche sul
diritto alla salute del governo sudafricano. Oggi, purtroppo, quel tipo di attenzione
e di mobilitazione non lo stiamo riscontrando nei confronti dell’India.
D.
– Questa mobilitazione toccherà diverse città del mondo per arrivare poi a Mumbai.
Oggi (ieri - ndr) siete davanti Montecitorio: per chiedere cosa alle istituzioni italiane?
R.
– Per chiedere due cose. La prima, che riguarda il Fondo Globale per la lotta all’Hiv-Aids,
è quella di rispettare gli impegni presi. Dal 2009, l’Italia non dà finanziamenti
al Fondo Globale, non rispettando perciò quanto promesso. Il Fondo Globale è uno strumento
importantissimo per la lotta all’Hiv e all’Aids, ed è uno strumento che fu creato
proprio in Italia, durante il G8 di Genova del 2001. Per cui, su questo, il ruolo
dell’Italia è anche simbolico. Inoltre, chiediamo all’Italia di farsi portavoce, all’interno
dell’Unione Europea, per impedire che nuovi accordi commerciali tra Unione Europea
ed India vadano a limitare la produzione e l’esportazione dei farmaci generici verso
i Paesi poveri.