Senegal: oggi il ballottaggio per le presidenziali
Dopo una campagna durata 17 giorni e svoltasi nella calma, salvo alcuni episodi isolati
di tensione, oggi quasi cinque milioni e 100.000 senegalesi sono chiamati alle urne
per scegliere chi guiderà il paese per i prossimi sette anni fra il presidente uscente,
l’85enne Abdoulaye Wade, e il suo ex delfino, Macky Sall. Contemporaneamente andranno
anche a votare più di 200.000 cittadini senegalesi residenti all’estero, in 42 Paesi.
La Commissione elettorale nazionale autonoma (Cena) ha assicurato che i preparativi
sono finiti e che quasi 2000 agenti sono stati dispiegati in 6.190 seggi nei 45 dipartimenti
del Paese. Rimane tuttavia una certa confusione sul numero effettivo degli aventi
diritto – alcune fonti riferiscono di cinque milioni e 300.000 – e di quelli che hanno
già ritirato il certificato elettorale, che può essere richiesto lo stesso giorno
delle votazioni. La scorsa settimana hanno già votato nella calma circa 23.000 militari
e paramilitari. Al primo turno, lo scorso 26 febbraio, il capo di Stato uscente è
arrivato in testa, con il 34,81% delle preferenze, seguito dall’ex primo ministro
Sall, che ha ottenuto il 26,58% dei voti. Wade gode ancora di sostegno popolare nella
sua regione settentrionale, dove è nato, in quella meridionale della Casamance e presumibilmente
anche di quello della potente confraternita Mouride. Fondatore nel lontano 1974 del
suo liberale Partito democratico senegalese (Pds), nel 1978 fu per la prima volta
candidato alle presidenziali. Fu eletto per un primo mandato di sette anni soltanto
nel 2000, diventando il terzo presidente dall’indipendenza dell’ex colonia francese,
raggiunta nel 1960. Il voto di 12 anni fa si svolse pacificamente, facendo incamminare
il Senegal sulla via del pluralismo politico dopo 40 anni di governo socialista. Nel
2007 ‘Gorgi’, l’anziano in lingua locale wolof, è stato riconfermato al primo turno
con il 55,86% dei consensi e con un mandato di cinque anni. Il suo contendente è il
cinquantunenne Sall, nativo di Fatick, geologo di formazione e entrato in politica
nel 1980 col ‘Pds’. Nel corso degli anni di militanza ha guadagnato sempre di più
la stima di Wade che lo scelse nel 2001 come ministro delle Miniere, quindi come primo
ministro, incarico ricoperto dal 2004 al 2007, prima di diventare presidente dell’Assemblea
nazionale fino al 2008. La sua rapida ascesa politica si è fermata quando ha convocato
in aula per un’audizione parlamentare il figlio di Wade, Karim, che ha rifiutato di
presentarsi. Da allora Sall è caduto in disgrazia, allontanato dal partito al potere
e processato con l’accusa di corruzione, dalla quale è stato prosciolto. Nel dicembre
2008 assieme a una trentina di dirigenti fuoriusciti dal ‘Pds’ ha fondato ‘l’Alleanza
per la Repubblica’ (Apr-Yaakaar), che alle municipali del 2009 ha ottenuto una schiacciante
vittoria nel suo feudo di Fatick, di cui è sindaco, in una dozzina di centri del Nord
e in tre al Sud. In Senegal viene sopranominato ‘Nianga Sall’ (‘Sall il severo’ in
lingua wolof) per il suo carattere introverso e poco carismatico, ma gode di buona
fama per la sua integrità e competenza professionale. Candidato con la coalizione
‘Macky 2012’ ha scelto come slogan elettorale ‘La vera strada per lo sviluppo’. Va
al ballottaggio forte del sostegno del ‘Movimento del 23 Giugno’, ampio fronte di
opposizione della società civile, e di un folto gruppo di candidati sconfitti al primo
turno riuniti nel ‘Raggruppamento delle forze per il cambiamento’ (Rfc) sotto la bandiera
‘Benno bokk Yaakkar’ (‘Uniti dalla stessa speranza’, in lingua wolof). Il suo obiettivo
dichiarato è vincere il secondo turno delle presidenziali per “cacciare Wade dal potere”.
La principale incognita del voto è il tasso di partecipazione degli aventi diritto
dopo il deludente 48% di affluenza del mese scorso. Il 17 giugno i senegalesi saranno
nuovamente chiamati alle urne per le elezioni legislative. (R.P.)