2012-03-25 14:09:05

L'appello dell'Unicef per i bambini del Sahel


Bambini sempre più a rischio nella regione africana del Sahel e in Afganistan. A lanciare l’allarme è l’Unicef, secondo il quale carestie senza precedenti, siccità senza soluzione di continuità, violenze e conflitti tra opposte fazioni potrebbero uccidere milioni di innocenti. Una catastrofe devastante che va evitata con ogni mezzo, spiega Davide Usai, direttore generale di Unicef Italia, al microfono di Federico Piana:RealAudioMP3

R. - Si tratta di una vera e propria catastrofe: secondo le stime dell’Unicef, si attende che nei prossimi sei mesi più di un milione di bambini dovranno essere inseriti in centri nutrizionali, perché colpiti da malnutrizione grave. Questo perché - da un lato – ci sono stati una grandissima carestia, dovuta alla mancanza di piogge e quindi scarsità di raccolti che hanno colpito circa 10 milioni di persone, e - dall’altro - il conflitto del Mali, che ha costretto molte persone a fuggire dalle proprie case, aumentando la richiesta di assistenza non solo in questo Paese, ma anche nei Paesi vicini. Questa rappresenterà una gravissima emergenza nei prossimi mesi e quindi è necessaria, anche in questo caso, grande attenzione mediatica sul problema del Sahel.

D. - Qui cosa servirebbe? Quali sono le cose che vanno immediatamente portate lì?

R. - L’Unicef ha ricevuto 24 milioni di dollari, ma gli appelli per l’emergenza ne richiedevano 119 solamente per il 2012 per fornire cibo e assistenza a queste persone che rischiano veramente di morire di fame.

D. - Avete lanciato anche un appello per quanto riguarda l’Afghanistan, perché anche lì molti bambini, migliaia di bambini continuano a morire…

R. - E’ stato lanciato l’ennesimo appello, perché le parti in conflitto facciano il possibile per proteggere la vita e i diritti dei bambini. L’Afghanistan è uno dei Paesi con il più alto tasso di mortalità materna al mondo, circa 1.400 mamme muoiono ogni 100 mila parti: questo a causa dei trasporti, dell’assenza delle vie di comunicazione, della difficoltà a raggiungere gli ospedali. A tutto questo si aggiunge che nel Paese le tradizioni impediscono spesso alle donne di farsi visitare da un medico uomo e questo fa sì che, nelle zone rurali, 9 donne su 10 partoriscano a casa, senza l’aiuto di levatrici preparate.

D. - Questo crea, ovviamente, delle complicazioni, ma crea anche danni alle donne che tante volte - come ricordava lei - possono anche morire… Non bastano questi aiuti, ma bisogna fare un po’ di più…

R. - Assolutamente. Altro dato preoccupante è che c’è un’altissima mortalità infantile soprattutto dei bambini sotto i 5 anni: 134 bambini su mille muoiono nel primo anno di vita. Le cause di morte sono morbillo, diarrea, malattie respiratorie… In Afghanistan, l’Unicef ha stimato - per seguire tutti i progetti - una cifra che si aggira intorno ai 31 milioni di dollari: nel 2011 era di 22 milioni di dollari, ma purtroppo sono stati raccolti soltanto 5 milioni di dollari. Questo dà una chiara percezione del gap che c’è tra le necessità reali e quanto poi si riesce effettivamente a raccogliere in termini di risorse da destinare ai programmi e ai progetti. (mg)







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