Bambini sempre più a rischio nella regione africana del Sahel e in Afganistan. A lanciare
l’allarme è l’Unicef, secondo il quale carestie senza precedenti, siccità senza soluzione
di continuità, violenze e conflitti tra opposte fazioni potrebbero uccidere milioni
di innocenti. Una catastrofe devastante che va evitata con ogni mezzo, spiega Davide
Usai, direttore generale di Unicef Italia, al microfono di Federico Piana:
R. - Si tratta
di una vera e propria catastrofe: secondo le stime dell’Unicef, si attende che nei
prossimi sei mesi più di un milione di bambini dovranno essere inseriti in centri
nutrizionali, perché colpiti da malnutrizione grave. Questo perché - da un lato –
ci sono stati una grandissima carestia, dovuta alla mancanza di piogge e quindi scarsità
di raccolti che hanno colpito circa 10 milioni di persone, e - dall’altro - il conflitto
del Mali, che ha costretto molte persone a fuggire dalle proprie case, aumentando
la richiesta di assistenza non solo in questo Paese, ma anche nei Paesi vicini. Questa
rappresenterà una gravissima emergenza nei prossimi mesi e quindi è necessaria, anche
in questo caso, grande attenzione mediatica sul problema del Sahel.
D. - Qui
cosa servirebbe? Quali sono le cose che vanno immediatamente portate lì?
R.
- L’Unicef ha ricevuto 24 milioni di dollari, ma gli appelli per l’emergenza ne richiedevano
119 solamente per il 2012 per fornire cibo e assistenza a queste persone che rischiano
veramente di morire di fame.
D. - Avete lanciato anche un appello per quanto
riguarda l’Afghanistan, perché anche lì molti bambini, migliaia di bambini continuano
a morire…
R. - E’ stato lanciato l’ennesimo appello, perché le parti in conflitto
facciano il possibile per proteggere la vita e i diritti dei bambini. L’Afghanistan
è uno dei Paesi con il più alto tasso di mortalità materna al mondo, circa 1.400 mamme
muoiono ogni 100 mila parti: questo a causa dei trasporti, dell’assenza delle vie
di comunicazione, della difficoltà a raggiungere gli ospedali. A tutto questo si aggiunge
che nel Paese le tradizioni impediscono spesso alle donne di farsi visitare da un
medico uomo e questo fa sì che, nelle zone rurali, 9 donne su 10 partoriscano a casa,
senza l’aiuto di levatrici preparate.
D. - Questo crea, ovviamente, delle
complicazioni, ma crea anche danni alle donne che tante volte - come ricordava lei
- possono anche morire… Non bastano questi aiuti, ma bisogna fare un po’ di più…
R.
- Assolutamente. Altro dato preoccupante è che c’è un’altissima mortalità infantile
soprattutto dei bambini sotto i 5 anni: 134 bambini su mille muoiono nel primo anno
di vita. Le cause di morte sono morbillo, diarrea, malattie respiratorie… In Afghanistan,
l’Unicef ha stimato - per seguire tutti i progetti - una cifra che si aggira intorno
ai 31 milioni di dollari: nel 2011 era di 22 milioni di dollari, ma purtroppo sono
stati raccolti soltanto 5 milioni di dollari. Questo dà una chiara percezione del
gap che c’è tra le necessità reali e quanto poi si riesce effettivamente a raccogliere
in termini di risorse da destinare ai programmi e ai progetti. (mg)