2012-03-25 14:09:32

Disputa sulle 'terre rare'. Se ne discute all'Organizzazione mondiale del commercio


Resta aperta la disputa che oppone Usa e Cina sulle ‘terre rare’. Il caso è esploso in seno all’Organizzazione mondiale del commercio dopo la decisione di Pechino di contingentare la vendita di ben 17 diversi tipi di materie prime minerali essenziali per l’industria high tech. La Cina attualmente controlla il 97% della produzione di queste preziose risorse e la limitazione del loro commercio potrebbe avere ricadute anche in settori delicati come la sicurezza militare. Ci spiega il perché Luca La Bella, responsabile del Desk Asia del Centro Studi Internazionali, al microfono di Stefano Leszczynski:RealAudioMP3

R. – C’è una dimensione strategica, militare, rispetto alla disputa sulle ‘terre rare’ e c’è una questione di sicurezza nazionale che viene sollevata dal quasi monopolio esercitato dalla Repubblica popolare cinese su commercio, scoperta e sfruttamento di questi minerali. Tutta una serie di capacità militari degli Stati Uniti e in generale delle forze armate moderne del 21 secolo - quindi le forze armate ad alto contenuto elettronico e tecnologico, dall’equipaggiamento per i visori notturni all’avionica degli aerei, ai sistemi radar, ai satelliti, alle munizioni ad alta precisione, le famose bombe intelligenti - sono tutte capacità militari che fanno grosso impiego di minerali che appartengono a queste famose ‘terre rare’.

D. – La Cina ha fatto sapere che queste ‘terre rare’ non sono inesauribili. Questo può provocare un po’ una rincorsa alla ricerca di altre aree geografiche dove estrarre?

R. – Assolutamente sì. La Cina è una sorta di monopolista nelle ‘terre rare’. Queste sono chiamate ‘terre rare’ ma è un po’ un paradosso perché in effetti rare non sono. Il fatto è che sfruttarle rappresenta una grossa minaccia per la salute pubblica, per la salute umana, perché le miniere di ‘terre rare’ producono ingenti quantità di inquinamento, paragonabili forse in certi casi ad alcuni tipi di miniera di uranio.

D. – Quindi, quando la Cina adduce problemi ambientali per dire di dover limitare i propri scavi lascia un po’ perplessi…

R. - Lascia un po’ perplessi tanto per incominciare perché su tutta una serie di problematiche che attengono all’inquinamento in Cina non esiste lo stesso tipo di priorità politica, quindi non si capisce come mai proprio adesso si parli della questione dell’inquinamento. Poi, le miniere di ‘terre rare’ cinesi non si trovano vicino a grossi agglomerati urbani o sono in zone considerate abbastanza disabitate e quindi il fattore inquinamento ha automaticamente una valenza inferiore. Potrebbe trattarsi di un espediente retorico. (bf)







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