Disputa sulle 'terre rare'. Se ne discute all'Organizzazione mondiale del commercio
Resta aperta la disputa che oppone Usa e Cina sulle ‘terre rare’. Il caso è esploso
in seno all’Organizzazione mondiale del commercio dopo la decisione di Pechino di
contingentare la vendita di ben 17 diversi tipi di materie prime minerali essenziali
per l’industria high tech. La Cina attualmente controlla il 97% della produzione di
queste preziose risorse e la limitazione del loro commercio potrebbe avere ricadute
anche in settori delicati come la sicurezza militare. Ci spiega il perché Luca
La Bella, responsabile del Desk Asia del Centro Studi Internazionali, al microfono
di Stefano Leszczynski:
R. – C’è una
dimensione strategica, militare, rispetto alla disputa sulle ‘terre rare’ e c’è una
questione di sicurezza nazionale che viene sollevata dal quasi monopolio esercitato
dalla Repubblica popolare cinese su commercio, scoperta e sfruttamento di questi minerali.
Tutta una serie di capacità militari degli Stati Uniti e in generale delle forze armate
moderne del 21 secolo - quindi le forze armate ad alto contenuto elettronico e tecnologico,
dall’equipaggiamento per i visori notturni all’avionica degli aerei, ai sistemi radar,
ai satelliti, alle munizioni ad alta precisione, le famose bombe intelligenti - sono
tutte capacità militari che fanno grosso impiego di minerali che appartengono a queste
famose ‘terre rare’.
D. – La Cina ha fatto sapere che queste ‘terre rare’ non
sono inesauribili. Questo può provocare un po’ una rincorsa alla ricerca di altre
aree geografiche dove estrarre?
R. – Assolutamente sì. La Cina è una sorta
di monopolista nelle ‘terre rare’. Queste sono chiamate ‘terre rare’ ma è un po’ un
paradosso perché in effetti rare non sono. Il fatto è che sfruttarle rappresenta una
grossa minaccia per la salute pubblica, per la salute umana, perché le miniere di
‘terre rare’ producono ingenti quantità di inquinamento, paragonabili forse in certi
casi ad alcuni tipi di miniera di uranio.
D. – Quindi, quando la Cina adduce
problemi ambientali per dire di dover limitare i propri scavi lascia un po’ perplessi…
R.
- Lascia un po’ perplessi tanto per incominciare perché su tutta una serie di problematiche
che attengono all’inquinamento in Cina non esiste lo stesso tipo di priorità politica,
quindi non si capisce come mai proprio adesso si parli della questione dell’inquinamento.
Poi, le miniere di ‘terre rare’ cinesi non si trovano vicino a grossi agglomerati
urbani o sono in zone considerate abbastanza disabitate e quindi il fattore inquinamento
ha automaticamente una valenza inferiore. Potrebbe trattarsi di un espediente retorico.
(bf)