Romania: marcia per la vita in 17 città contro l’aborto
Oggi in 17 città della Romania si “marcia per la vita”. Il Paese dell’ex cortina di
ferro, infatti, dove l’interruzione volontaria di gravidanza fu approvata nel 1958,
causando, da allora, più di 22 milioni di aborti, è in testa alla classifica dei Paesi
europei con il maggior numero di aborti praticati. Ciò, negli anni, ha causato un
preoccupante calo delle nascite che costituisce attualmente il principale fattore
di crisi demografica. Per riaffermare il diritto alla vita dei bambini a partire dal
concepimento, dunque, come riporta la Zenit, è stata organizzata questa marcia cui
hanno aderito anche i vescovi delle chiese cattolica, greco-cattolica, ortodossa bizantina,
protestante ed evangelica, che promuove come alternativa all’aborto il sostegno delle
donne in crisi e riforme economiche che favoriscano la natalità, oltre a respingere
ogni forma di eugenismo e selezione delle nascite. Tra le richieste alla politica
delle organizzazioni pro-vita c’è anche la lotta alla pornografia e alla cultura della
banalizzazione e della promiscuità della vita sessuale, riconoscendo, invece, il ruolo
primario dei genitori nell’educazione dei figli. Ad aggravare la situazione, in Romania
come in altri Paesi europei, è in atto il tentativo di legalizzare la produzione di
vite in provetta: a questo proposito l’8 marzo scorso la Conferenza episcopale cattolica
romena ha inviato una lettera al presidente e alle più alte cariche dello Stato affinché
respingano la proposta di legge che prevede la libera fecondazione in vitro con un
terzo donatore e la madre surrogata. Tale proposta è “un attacco alla dignità della
persona, all’integrità della famiglia e implicitamente una minaccia alla stabilità
della società – ha detto mons. Cornel Damian, vescovo ausiliare dell’arcidiocesi di
Bucarest – il bambino è sempre una persona umana e non può essere considerato un prodotto
di laboratorio”. (R.B.)