Referendum in Slovenia. Il cardinale Rodé: si rischia la distruzione del concetto
di famiglia
Giornata di referendum oggi in Slovenia per esprimersi sul nuovo Codice della famiglia
che prevede, fra l'altro, l'ampliamento di alcuni diritti per le coppie omosessuali,
in primo luogo quello all'adozione limitata. Il testo contempla anche tutta una serie
di provvedimenti riguardanti le unioni di fatto. La legge, votata l'anno scorso dal
precedente Parlamento di Lubiana, è stata bloccata da organizzazioni e associazioni
che hanno raccolto le firme necessarie per indire il referendum. In caso di vittoria
del ‘no’, la legge non potrebbe entrare in vigore e il Parlamento non potrebbe legiferare
in questa materia per i prossimi dodici mesi. Nei giorni scorsi, in una dichiarazione
congiunta, l’arcivescovo della capitale slovena, mons. Anton Stres, e i leader religiosi
ortodossi e musulmani del Paese hanno sottolineato “l’obbligo di proteggere i valori
del matrimonio e della famiglia come una comunità di marito, moglie e figli”. Col
nuovo Codice si intende dunque cambiare la definizione di famiglia? Risponde il cardinale
slovenoFranc Rodé, prefetto emerito della Congregazione per gli Istituti
di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, intervistato da Giada Aquilino:
R. – Il nuovo
Codice, che è stato adottato dal precedente governo di sinistra, è stato poi subito
contestato da una parte importante della popolazione: un gruppo di laici ha raccolto
oltre 40 mila firme per indire un referendum contro questo Codice, che la Corte Costituzionale
ha autorizzato. Domani, dunque, la Slovenia voterà per il ‘sì’ o per il ‘no’, dicendosi
favorevole o contraria ad esso. Perché la Chiesa è contro? Le unioni di fatto omosessuali
sono, in pratica, equiparate alla famiglia tradizionale e classica, ossia uomo-donna-bambini.
Questo è inaccettabile per la morale cattolica, come anche per la maggior parte della
popolazione. Questo Codice, infatti, non riconosce l’importanza, per il bambino, di
avere un padre ed una madre. Questo nuovo concetto di famiglia proposto nel testo
verrà poi insegnato nelle scuole, dove verranno formate le nuove generazioni secondo
tale mentalità, che la famiglia possa cioè essere questa o quella. Ci troviamo praticamente
dinanzi alla distruzione della famiglia e, di conseguenza, davanti alla distruzione
della nazione. Una nazione così non ha futuro. Solo 10 Stati, tra i 194 esistenti,
hanno una legislazione come quella proposta in Slovenia. Sono, dunque, una piccola
minoranza. Va riconosciuta la nostra grande preoccupazione su come possano procedere
le cose. La Chiesa cattolica ha fatto tutto il possibile affinché questa legge non
sia adottata dalla legislazione slovena. Devo inoltre anche dire che i parenti biologici,
secondo questo concetto della famiglia, non hanno più importanza: gli omosessuali
possono adottare chi vogliono ed il fatto di avere un certo padre, non sapere chi
possa essere tua madre o tuo padre non riveste più alcuna importanza, secondo questo
nuovo concetto di famiglia contenuto del Codice.
D. – Sembra di capire, quindi,
come ci sia un tentativo di cambiare la definizione di famiglia. Ma la Slovenia, oggi,
che Paese è?
R. – Abbiamo un governo con una presenza importante di cattolici
e credenti, il 78 per cento della popolazione è cattolica e battezzata, con un 20-25
per cento di pratica religiosa settimanale. E’, dunque, un Paese cattolico che ha
però, al suo interno, una corrente anti-clericale, anti-chiesa ed anti-cristiana molto
forte. Direi che tutto ciò è una conseguenza del regime precedente, quello comunista,
che è durato 50 anni e ancora adesso questo si ripercuote sui mezzi di comunicazione
sociale, sulla cultura, come anche in altri importanti settori della vita pubblica.
Comunque più della metà della popolazione slovena ascolta la voce della Chiesa; quindi
credo che niente sia perso. La Slovenia lotta per la sua identità cattolica. Il popolo
è un po’ assopito e smarrito e si impone - come del resto in tutto il mondo - una
nuova evangelizzazione, che sia più incisiva, più forte, più vicina alla gente. Infine,
per il momento, grazie a Dio, non c’è la crisi delle vocazioni, come invece c’è in
Austria, in Germania ed in Francia.
D. – Dal dialogo interreligioso cosa può
venire per il futuro del Paese?
R. – Abbiamo dei rapporti molto buoni con gli
ortodossi, anche quelli che si trovano in Serbia. Con i musulmani – che rappresentano
il due per cento - non risultano esserci problemi: so che il loro leader in Slovenia
si è unito alla dichiarazione dell’arcivescovo Stres, come del resto anche il parroco
della parrocchia degli ortodossi di Lubiana. La Chiesa cattolica è aperta, conservando
però sempre la propria identità. (vv)