Seminario per le Chiese del Medio Oriente. Mons. Celli: comunicare il Vangelo con
le nuove tecnologie
Il Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali a Beirut per formare le Chiese
dell’area in tema di media e cultura digitale. Accadrà dal 17 al 20 aprile prossimi,
quando il dicastero vaticano – in collaborazione con i Patriarchi del Medio Oriente
– darà vita nella capitale libanese a un Seminario dal titolo “La comunicazione in
Medio Oriente come strumento di evangelizzazione, di dialogo e di pace”. Ai lavori
è prevista la partecipazione di 50 vescovi della regione. La collega della redazione
inglese della nostra emittente, Tracey Mcclure, ne ha parlato con il presidente
del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, l’arcivescovo Claudio Maria
Celli:
R. – Il primo
aspetto della comunicazione è la testimonianza. E’ però innegabile il fatto che le
nuove tecnologie mettono a nostra disposizione delle grandi opportunità, e mi sembra
che queste opportunità debbano essere accolte ed utilizzate. Le nuove opportunità
esigono però, da parte della Chiesa, una grande attenzione: le nuove tecnologie non
sono solamente uno strumento, ma danno origine a una nuova cultura. Sono un “ambiente
di vita” e quindi non sono più solamente uno strumento che io accendo o spengo, ma
un “ambiente di vita” nel quale l’uomo di oggi – specialmente i giovani – vive. Il
nostro problema, quindi, è quello di vedere come annunciare il Vangelo in questo contesto
e in questa cultura. Come annunciare il Vangelo all’uomo ed alla donna di oggi, che
vivono e sono nativi di questa cultura. E’ questa la sfida che la Chiesa deve affrontare:
non è soltanto quella di avere la consapevolezza di ciò che portiamo nel nostro cuore,
nella fedeltà a Cristo Signore e al Suo Vangelo, ma anche la capacità di utilizzare
un linguaggio che l’uomo e la donna di oggi possano comprendere. Non si tratta di
una cosa semplice. Benedetto XVI ce lo ricorda in maniera molto esplicita in uno dei
suoi ultimi messaggi per la Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali, quando
sottolinea che i primi annunciatori del Vangelo dovettero far fronte alla cultura
greco-romana per annunciare il Vangelo stesso. Oggi, è la cultura digitale uno degli
aspetti di questo nostro tempo. E’ una cultura che ha dei suoi linguaggi propri, ed
allora la grande sfida è proprio quella di essere capaci, di essere conoscitori profondi
di questa nuova cultura per far sì che nel contesto di questa nuova cultura possa
risuonare il messaggio del Vangelo. Come può ben capire, il tema sarà, ancora una
volta, provocatorio: se da un lato dobbiamo far sì che quest’utilizzo delle tecnologie
moderne sia vero, concreto, preciso ed attento, dall’altro lato, però, abbiamo sempre
il bisogno che le comunità locali siano capaci di accogliere chi ha incontrato Gesù
Cristo nelle grandi autostrade di Internet. Oggi, ad esempio, specialmente fra i giovani
ma non soltanto tra loro, molti hanno un incontro con Gesù Cristo proprio attraverso
le nuove tecnologie. La nuova tecnologia però, non può racchiudere l’esperienza religiosa
di Gesù Cristo di una persona, per quanto un sito Internet possa essere bello, vivo
o attuale.
D. – Manca il contatto umano?
R. – Questa persona ha poi
bisogno di trovare una comunità che lo accolga e che lo aiuti a camminare. E’ però
innegabile: molti incontri avvengono sul web. Ricordo ancora – e lo cito regolarmente
– un mio amico parroco, a Madrid, il quale mi diceva giustamente che, dopo aver aperto
il sito della parrocchia, c’era più gente che visitava il sito rispetto a quella che
si recava alla Messa domenicale. Ed è vero: molti non mettono piede in Chiesa, ma
possono ritrovare un annuncio onesto, rispettoso e dialogante in Internet. E noi vorremmo
proprio questo: che la Chiesa – in questo caso la Chiesa del Medio Oriente – i suoi
vescovi e i suoi sacerdoti, ma anche i suoi laici, possano ritrovarsi insieme per
vedere quali programmi formulare per il futuro e come rispondere a questo grande interrogativo
e a questa grande sfida che la Chiesa sta affrontando nei nostri giorni. Vedere cioè
come, nelle grandi autostrade del mondo cibernetico, possiamo far sì che ci sia quella
tenda misteriosa dove l’uomo possa ancora incontrare Dio e dialogare con lui. (vv)