Nuove sanzioni Ue contro la Siria, mentre l'Onu condanna le crescenti violenze.
L’Ue ha deciso nuove sanzioni contro la Siria. Vietati visti e congelati i beni di
moglie, sorella e cognata del presidente Assad. Circa 150 in totale le persone colpite
fino ad ora dalle restrizioni. “Un passo molto positivo” commenta la Casa Bianca.
L’emissario speciale di Onu e Lega araba, Kofi Annan, si recherà questo fine settimana
a Mosca e a Pechino, mentre fonti delle Nazioni Unite precisano che i negoziati con
Damasco continuano. Il consiglio Onu sui diritti umani ha intanto approvato una
risoluzione sulla Siria per condannare le crescenti, sistematiche e gravi violazioni
dei diritti umani commesse dalle autorità siriane. Massimiliano Menichetti ha
raccolto il commento di Roberto Menotti Coordinatore scientifico dei programmi internazionali
di Aspen Italia:
La Comunità
internazionale stringe ancora di più la morsa sul regime siriano, oggi i 27 ministri
degli esteri della Ue da Bruxelles hanno deciso nuove restrizioni per la moglie di
Bashar al Assad, Asma, la madre, la sorella e la cognata del presidente. Non saranno
concessi visti e saranno congelati i loro beni. Oltre a loro, sanzioni anche per il
ministro dell'Elettricità e quello dell'Amministrazione locale, cinque sottosegretari
ed un uomo d'affari. Colpite pure due compagnie petrolifere. Una “black list” che
si allunga e che già contiene 150 nomi dell’entourage del regime. Sul terreno però
la violenza non si placa: scontri tra antigovernativi e truppe fedeli al regime si
registrano oggi vicino la capitale Damasco, ad Homs e Daraha. 70 le vittime secondo
fonti locali nelle ultime 24 ore. Una situazione drammatica che in un anno ha causato
8mila morti, secondo l’Onu, che adesso è compatta nel chiedere la fine delle violenze
e l’apertura di corridoi umanitari. Incessante il lavoro dell'emissario speciale delle
Nazioni Unite e della Lega araba per la Siria, Kofi Annan, che da domani sarà a Mosca,
poi a Pechino per fare il punto della situazione. Intanto Burhan Ghalioun, il presidente
del Consiglio nazionale siriano, ovvero la piattaforma che riunisce gli oppositori,
ha dichiarato che la risoluzione dell’Onu adottata mercoledì “ha il merito di rappresentare
una posizione comune della comunità internazionale, ma non risponde ai bisogni reali
del popolo” che “si aspetta delle misure all'altezza del dramma che sta vivendo''.
Sulle
sanzioni decise dall'Ue, Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento di
Roberto Menotti, coordinatore scientifico dei programmi internazionali di Aspen-Italia:
R.
– Effettivamente, colpire direttamente i membri del regime - quando si tratta di regimi
così personalizzati e legati ad una famiglia ad un gruppo molto ristretto - può essere
di grande efficacia. Non dimentichiamo anche che veniamo da un ciclo di sanzioni molto
più rigide negli ultimi mesi, perché stiamo colpendo direttamente i due settori chiave
dell’economia siriana: il settore bancario e quello energetico. Quindi si tratta di
un passo significativo, importante e direi non soltanto simbolico, soprattutto perché
il fronte delle sanzioni sembra, a questo punto, piuttosto compatto fra Europa e Stati
Uniti in particolare.
D. – E’ stato confermato che Kofi Annan – l’emissario
speciale delle Nazioni Unite e della Lega Araba per la crisi siriana – sarà nel fine
settimana a Mosca e Pechino …
R. – Si tratta anche qui di un passaggio dal
punto di vista diplomatico molto importante. Qui non si tratta di un cambiamento radicale
sul terreno, ma di un passaggio che assolutamente andava realizzato: tenere assieme
almeno diplomaticamente Russia e Cina, per superare il loro veto, che finora è stato
determinante e che ha impedito l’adozione di una vera risoluzione del Consiglio di
sicurezza. Ora lavoriamo sulla base – il mandato che ha Annan rientra in questo tipo
di percorso – di una dichiarazione del presidente del Consiglio di sicurezza (in questo
caso la Gran Bretagna), che è meglio di niente e che anche se non ha la stessa forza
di una risoluzione, consente di far lavorare l’inviato Annan. Credo, quindi, che siamo
anche sulla strada di una maggiore collaborazione con Russia e Cina, almeno sul piano
di una pressione umanitaria.
D. – Se da una parte la comunità internazionale
sembra compattarsi, però il regime siriano non sembra dare segni di cedimento e di
apertura alcuna …
R. – Purtroppo sul terreno la situazione non sta affatto
migliorando, anzi diciamo che sta gradualmente peggiorando. Inoltre c’è la sensazione
– devo dire fin dall’inizio di questa crisi – che il regime non abbia intenzione di
negoziare, perché sa di non poter sopravvivere se comincia a negoziare. Si tratta
di una struttura, diciamo, legata ad una famiglia e comunque ad una minoranza – quella
alawita - che probabilmente ritiene di poter soltanto combattere fino alla fine: o
prevalere o scomparire. Se questo è il calcolo politico che ha fatto Assad e la sua
cerchia, ovviamente, tutti gli sforzi per trovare una soluzione sono vani; e si tratterebbe
di rimuovere non soltanto un personaggio ma un gruppo dirigente. Questa situazione
richiama quella libica che come sappiamo è stata molto complicata: la Siria comunque
lo sarà di più. (cp)