2012-03-23 11:23:29

Mons. Moraglia s'insedia come nuovo patriarca di Venezia. Le priorità: i giovani, i poveri, l'Eucaristia


Cresce l’attesa a Venezia per l’insediamento del nuovo patriarca, mons. Francesco Moraglia. La cerimonia ufficiale si terrà domani, domenica 25 marzo, con una Messa solenne nella Basilica di San Marco, alle ore 16.15. Mons. Moraglia, lo ricordiamo, è stato nominato dal Papa il 31 gennaio e negli ultimi quattro anni ha guidato la diocesi della Spezia. Ma con quali sentimenti si prepara a questa nuova missione episcopale? Ascoltiamo lo stesso patriarca al microfono di Isabella Piro:RealAudioMP3

R. – I sentimenti sono quelli dell’attesa e, quindi, il desiderio di incontrare la realtà viva della diocesi, soprattutto le persone, le attività in cui le persone cercano di esprimere il loro amore per la Chiesa e per il Signore.

D. - (Domani), lei attraverserà le diocesi veneziane, facendo tappa a Mira, Marghera e Mestre, e poi cenerà tra i poveri di Ca’ Letizia...

R. – Sì, indubbiamente abbiamo scelto le priorità: i giovani, i poveri e l’Eucaristia. L’incontro (del pomeriggio di oggi) è soprattutto incentrato sull’adorazione eucaristica, chiamando i giovani a questo momento di raccoglimento e, poi, vedendo l’incontro successivo con le persone in difficoltà, offrendo loro il conforto di un pasto, servendolo anche materialmente. Questo vorrebbe essere un modo di tradurre l’Eucaristia in un gesto concreto, che dovrebbe, soprattutto per noi e per i giovani, tradursi in un modo diverso di guardare il prossimo.

D. – (Domani,) domenica 25 marzo, invece, alle 16.15, il solenne insediamento nella Basilica di San Marco. Con quali parole inizierà la sua nuova missione da Patriarca?

R. – Io penso di incentrare un po’ tutto il discorso sul tema della fede, che è la priorità fondamentale. Un vescovo deve esprimere in ogni cosa che fa una fede concreta per sé e per la sua Chiesa. Poi le priorità saranno di andare incontro a quelli che hanno chiesto di essere incontrati e a quelli che il Patriarca vuole incontrare, proprio per avere un’idea più vera, più reale della sua Chiesa.

D. – Lei lascia la diocesi della Spezia. Quale ricordo e quale esperienza porterà con sé a Venezia?

R. – Il ricordo di un periodo breve, intenso, sereno, in cui ho voluto bene e non ho faticato a voler bene alla gente, evidentemente per merito di queste persone, che il Signore mi ha dato la grazia di incontrare e delle quali sono stato vescovo per quattro anni; quindi, un po’ di nostalgia e, certamente, l’entusiasmo di guardare ad una realtà bella come quella di Venezia, e anche la grande gratitudine al Signore, per questa esperienza episcopale, per le persone che mi ha fatto incontrare in questi quattro anni.

D. – Quindi, quali sono le sue speranze per la Chiesa oggi?

R. – Che la Chiesa riesca ad essere se stessa; che la Chiesa possa ritrovare se stessa, per essere affascinante agli occhi degli uomini. Per questo ho voluto iniziare l’incontro, soprattutto con i giovani, intorno all’Eucarestia, che è la Passione ultima che il Signore ha consegnato alla sua Chiesa, pensando che la vera celebrazione eucaristica entra nella vita e ci aiuta veramente a pensare, a parlare e ad assumere gli stili di Gesù. Penso che una Chiesa che si orienta in modo eucaristico, in questi termini, abbia risolto le difficoltà che può trovare nell’evangelizzare e nell’essere credibile agli occhi del mondo. (ap)

Ultimo aggiornamento: 24/03/2012







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