2012-03-23 14:28:12

Ecuador. Marcia degli Indios per l’acqua e la terra, contro lo strapotere delle multinazionali


Il movimento degli Indios protagonista in Ecuador di una marcia di protesta che ha travalicato i confini del Paese latinoamericano per interrogare la comunità internazionale sul rispetto dei diritti delle minoranze e la tutela dell’ambiente amazzonico e lo strapotere di società multinazionali. Il servizio di Roberta Gisotti:RealAudioMP3

“Per la vita, l’acqua e la terra”: circa duemila tra Indios e altri sostenitori hanno marciato per 14 giorni percorrendo 700 chilometri ed arrivare nella capitale, Quito. Protestano contro l’accordo - siglato dal governo con una società canadese controllata da imprese cinesi - per realizzare una miniera di rame, oro e argento, nel sud dell’Amazzonia, il più grande progetto a cielo aperto nella storia dell’Ecuador. Sergio Marelli, segretario generale della Focsiv-volontari nel mondo:

R. - Sacrificare foreste, sacrificare risorse naturali, sacrificare un patrimonio che è dell’umanità, per un ulteriore sfruttamento delle materie prime, in particolare delle risorse minerali, penso sia la giusta motivazione dell’indignazione di questa popolazione.

D. - Eppure il presidente ecuadoregno Correa, difende la politica mineraria del governo, denunciando che gli Indios sarebbero manipolati dalla partitocrazia e dalla stampa corrotta...

R. - Sono i giochi che si instaurano fra i diversi poteri e le diverse forze sociali in campo. Bisogna ricordare, tra l’altro, che il presidente Correa, ha origini proprio dalla comunità indigena di questo Paese. Ha dimostrato in passato, anche di fronte alla comunità internazionale, di avere il coraggio di compiere delle scelte risolute e determinate. Basti pensare a questo progetto, a questa proposta che ha annunciato in sede di Nazioni Unite, del cosiddetto “Parco Yasunì Itt”. Ciò mostra la sua disponibilità a rinunciare ad estrarre petrolio, in uno dei siti di maggiore biodiversità a livello mondiale, che si trova all’interno del confini del suo Paese, l’Ecuador. Quindi sicuramente, un presidente che non può essere accusato di insensibilità a queste tematiche, però è allo stesso tempo, un presidente della Repubblica, che quindi deve fare i conti anche con le necessarie mediazioni che chi accetta di governare un Paese, probabilmente si trova costretto a fare.

D. - Le proteste degli Indios in America Latina, negli ultimi anni, sono venute alla luce a livello internazionale. Quindi possiamo dire che il movimento di rivendicazione dei loro diritti, ma anche della tutela dell’ambiente, abbiano avuto un vantaggio?

R. – Sicuramente, quale rappresentante di una realtà di società civile, in questo, mi sento un po’ fiero, perché anche grazie alla mobilitazione - che al livello mondiale le organizzazioni della società civile hanno promosso in questi ultimi decenni - la questione indigena, è stata posta finalmente tra le priorità dell’agenda della comunità internazionale. Ormai non c’è più conferenza internazionale, non c’è più dichiarazione della comunità internazionale, che non inserisca tra le grandi priorità, proprio la difesa dei diritti degli uomini e delle comunità indigene a qualunque Paese esse appartengano. Quindi sicuramente un risultato importante, un risultato che tuttavia ha ancora bisogno di essere messo in pratica e di concretizzazioni che facciano in modo che i diritti di queste minoranze, che rischiano di essere schiacciate dai grandi interessi dei grandi potentati economico-commerciali a livello mondiale, debbano essere salvaguardati. (bi)







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