Ucciso il killer di Tolosa. Sarkozy: no a ritorsioni contro i musulmani
E’ stato freddato con un colpo alla testa il killer di Tolosa, il 23enne franco-algerino
autore di sette omicidi a sfondo razziale. Le teste di cuoio sono intervenute dopo
un interminabile assedio. Ma dietro la violenza di Mohamed Merah potrebbe esserci
una mano fondamentalista. FrancescaSabatinelli :
Voleva morire
con le armi in pugno e così è stato. Mohamed Merah, franco- algerino, aveva solo 23
anni e all’attivo la strage alla scuola ebraica e l’omicidio di tre paracadutisti,
tre attacchi tutti filmati dallo stesso Merah. Le teste di cuoio lo hanno assediato
nel suo appartamento in un quartiere residenziale di Tolosa, per 32 ore. L’uomo si
è lanciato dal balcone, un cecchino lo ha freddato con un colpo alla testa, è caduto
a terra già cadavere. Tre i poliziotti rimasti feriti, uno è grave. Lo avrebbero dovuto
prendere vivo su richiesta del presidente Sarkozy, ma la feroce reazione di Merah
non ha lasciato loro la possibilità se non quella di rispondere al fuoco. Il killer
si è sempre vantato di aver agito da solo, successivamente però un gruppo vicino all'organizzazione
terroristica Al Qaida ha avrebbe rivendicato la strage. Le indagini quindi continuano
alla ricerca di eventuali complici. Dopo giorni con il fiato sospeso ora la Francia
si affida all’appello di Sarkozy che ha chiesto di evitare ritorsioni contro la comunità
musulmana, allo stesso tempo annunciato che il governo sarà implacabile contro i predicatori
di odio e violenza. Sul caso del giovane killer franco-algerino, GabriellaCeraso ha sentito AntonellaCaruso, islamologa, coordinatrice
di Limes per i Paesi arabi: R. - E’ un caso
probabilmente isolato, se si pensa ovviamente ai grandi numeri dell’immigrazione algerina
qui in Francia e nordafricana in tutta l’Europa, ma non un caso particolarmente isolato
quando si pensa agli attentati di Madrid e di Londra. Di fatto si inserisce in questa
logica di europei di origine araba: non sono francesi perché vengono rigettati, non
sono algerini perché non hanno mai vissuto in Algeria, sono musulmani ma non sanno
nemmeno che cosa significa essere buoni musulmani e vanno alla ricerca di questo punto
identitario forte, dinanzi anche ad una Francia che - a livello identitario - vuole
essere ancora la Francia, quindi con le sue leggi che impongono, ovviamente, la cosiddetta
neutralità nel luogo pubblico.
D. - C’è dunque qualcosa che non va in questo
modello di integrazione francese, che in qualche modo questo episodio mette in luce?
R.
- Innanzitutto è vero che questo modello di integrazione - che non vuole essere comunitarista,
vale a dire che vuole assolutamente integrare sulla base della cittadinanza e non
sulla base della comunità religiosa di appartenenza - ha anche le sue pecche. Un modello
che comunque difficilmente, malgrado i buoni propositi, riesce a dare uguaglianza
anche a livello di istruzione: esiste infatti una gravissima incidenza di persone
che non riescono a terminare gli studi.
D. - A livello economico invece?
R.
- Sono ovviamente nel fallimento totale. Questo ragazzo non è riuscito, infatti, ad
integrarsi in un’istituzione - che è quella dell’esercito francese - riesce a fare
lavoretti saltuari, ma di fatto quello che avviene è che questi spazi che sono le
banlieues - spazi completamente degradati - ma anche questa separazione fisica, hanno
creato una discrepanza incredibile.
D. - Oggi alcuni giornali in Italia scrivono
che questo giovane ha incentrato in un unico disegno tutte le problematiche ed i nervi
scoperti della Francia ...
R. - In un certo senso, è vero. Questo è un po'
il ventre molle della Francia: l'integrazione, che è stata anche il pregio del sistema
repubblicano francese, viene messa sistematicamente in discussione; la Francia, oggi,
si confronta anche con un problema identitario forte: ha addirittura un ministero,
da quando il presidente Sarkozy è diventato presidente, e questo vuol dire che il
fenomeno è particolarmente sentito, ma non è certamente un fenomeno di facile soluzione.
Esiste comunque una Francia laica, pubblica, repubblicana che non ha assolutamente
intenzione di ritornare sui propri valori; vorrebbe che chi comunque entra in Francia
- che sia musulmano o meno, che sia cattolico o meno - rispetti questo dato di fatto,
cioè la laicità dello Stato. L'islam - questo tipo di islam puritano se non quando
addirittura molto violento - ovviamente mette paura. Poi, ovviamente, i proclami dall'una
e dall'altra parte - sia delle autorità francesi, sia delle autorità musulmane - dicono
che un individuo, ovviamente, non può demonizzare né rendere colpevole l'intera comunità
musulmana, fatta comunque di milioni di individui che invece sono integrati, che lavorano,
che si sentono particolarmente in sintonia con i valori dello Stato che li ha accolti
e di cui sono diventati cittadini. Infatti, bisogna sempre ricordare che questi ragazzi
sono cittadini francesi, prima e sopra ad ogni cosa, e che quindi questa loro ricerca
identitaria verso la definizione di un "sé" diverso dall'altro, a volte ha - malauguratamente
- questo tipo di risvolti. (cp/gf)