India: solidarietà della Chiesa di Orissa agli italiani rapiti
“Auspico una pronta risoluzione per il bene degli ostaggi e per la pace nella nostra
regione”: ad esprimere attraverso l’agenzia Misna sincera solidarietà per la sorte
degli italiani Paolo Bosusco e Claudio Colangelo è mons. John Barwa, arcivescovo di
Cuttak-Bhubaneswar, nello Stato orientale dell’Orissa. Mons. Barwa spiega di essere
dispiaciuto e di trovarsi a Bombay da dove lancia un appello “per l’immediata liberazione
dei due ostaggi italiani”. Anche le suore di Madre Teresa a Kandhamal chiedono la
liberazione dei due italiani rapiti in Orissa: "Noi, Missionarie della Carità, impegnate
a servire i più poveri tra i poveri in Kandhamal, - scrivono - chiediamo a voi, nostri
cari fratelli e sorelle che tengono in ostaggio i due turisti italiani, di rilasciarli
senza condizioni”. Le suore sottolineano che “le famiglie dei rapiti e i loro amici
stanno soffrendo in modo terribile”. Rapiti il 14 marzo nell’area di Kandhmal-Ganjam
da un presunto gruppo di esponenti della ribellione maoista naxalita cui fa capo ‘Sunil’
Sabiryasachi Panda, i due italiani “stanno bene e sono trattati bene”, secondo un
nuovo messaggio audio dei rapitori il cui contenuto è stato divulgato in queste ore
dai media. Le autorità dello Stato dell’Orissa si sono dette sin dall’inizio pronte
al dialogo con la ribellione maoista per una pacifica risoluzione della vicenda. Si
attende l’avvio di trattative su 13 richieste rivolte dai sequestratori ai dirigenti
locali, tra cui la liberazione di leader maoisti detenuti e il miglioramento delle
condizioni di vita delle popolazioni rurali autoctone. La Misna ricorda che l’insurrezione
naxalita nacque nel 1967 nel villaggio di Naxalbari nel Bengala occidentale e si espanse
negli anni successivi negli Stati dell’Orissa, del Bihar e dell’Andhra Pradesh, fino
alla repressione con una massiccia campagna militare e paramilitare nel 1972. Il movimento
di ispirazione maoista si è successivamente diviso in una quarantina di correnti,
alcune delle quali hanno ripreso ad agire tra gli anni ’80 e ’90, in particolare nell’Andhra
Pradesh. Dal 2004, le due principali fazioni – il ‘Peoples War Group’ e il ‘Maoist
Communist Center’ – hanno formato il ‘Communist Party of India-Maoist’ (Cpi-M), al
quale sono stati attribuiti oltre 2000 attacchi e 1200 vittime nel 2010. Gli analisti
fanno notare che le aree in cui operano i guerriglieri sono diventate nel corso degli
anni al centro di interessi per lo sfruttamento minerario (ferro, alluminio, carbone),
per le terre e per progetti idroelettrici. La risposta all’insurrezione naxalita è
prevalentemente affidata ai governi locali. (F.S.)