Il dramma di Tolosa, specchio di sentimenti antisemiti tuttora diffusi in Occidente
I gravi fatti di sangue di Tolosa hanno fatto crescere l’allarme antisemitismo in
Francia, tanto che il ministro degli esteri, Juppé, ha dichiarato che la Francia è
determinata a contrastare questo insopportabile fenomeno. Intanto, alcuni siti Internet
antisemiti hanno intensificato le azioni offensive nei confronti anche della comunità
ebraica in Italia. A Stefano Gatti, della Fondazione Centro di Documentazione
Ebraica Contemporanea (Cedec), Stefano Leszczynski ha chiesto quanto sia grave
il fenomeno dell’antisemitismo in Europa:
R. – Nel corso
degli ultimi anni – direi nel corso dell’ultimo decennio – l’antisemitismo è diventato
un problema globale. Gli atti di antisemitismo, gli episodi violenti, si sono moltiplicati
nel corso degli ultimi anni, tant’è che nel 2009 – fine 2008 inizio 2009 – si è raggiunto
il picco di episodi di antisemitismo, circa 1200 nel mondo. Bisogna tener conto che
la quasi totalità degli episodi di antisemitismo ha luogo in tre Paesi: Regno Unito
(Gran Bretagna), Francia e Canada.
D. – Perché nel 2012, in uno spazio come
quello dell’Unione Europea, ancora si verificano episodi di questo tipo?
R.
– La situazione è estremamente complessa. Il maggior numero di episodi di antisemitismo
sono avvenuti nel 2002, 2008, 2009 e 2010, in coincidenza con i problemi in Medio
Oriente: la seconda Intifada, 2008/2009 l'Operazione "Piombo Fuso", 2010 l'incidente
della Mavi Marmara: in coincidenza con questi episodi, si scatena l’antisemitismo.
Adesso invece si è notato – secondo studi abbastanza recenti – che l’antisemitismo
è diventato un qualcosa di strutturato, che non ha più bisogno di un elemento scatenante
e ormai, più o meno, nel mondo ci sono, a parte i picchi, 500/600 episodi di antisemitismo
l’anno.
D. – L’antisemitismo ha poi questa forma forse più subdola, che è l'antisemitismo
“intellettuale”…
R. – Questo pregiudizio antiebraico è una cosa ancora più
articolata. Una cosa sono gli episodi, ma quest’ultimo è più difficile da monitorare
e sempre più radicato. Lo abbiamo constatato dagli studi che stiamo facendo noi dell’Osservatorio
sull’Antisemitismo: si è formato un clima culturale diverso, che ha reso possibile
atteggiamenti e affermazioni inammissibili fino a qualche anno fa. Si è creato un
clima favorevole in Italia, ma anche in altri Paesi europei. L’antisemitismo è appunto
un fenomeno globale.
D. – Avete notato se è un fenomeno legato a determinate
formazioni politiche, o è un fenomeno più diffuso?
R. – Chi ha una visione
del mondo antisemita rimane una minoranza. Però, ormai, elementi di pregiudizio antiebraico
si trovano all’interno sia dell’estrema destra che dell’estrema sinistra. Temi antisemitici,
antisionisti e negazionisti si trovano ad ampio raggio. Non è più una caratteristica
della destra radicale, del neonazismo.
D. – Il contrasto al fenomeno come si
può articolare per essere efficace?
R. – Credo che l’aspetto educativo rimanga
quello fondamentale. Ci vuole però anche un aspetto repressivo, che è forse anche
quello più facile. Ovviamente, bisogna contrastare fenomeni di odio – tipo l’odio
in rete – però l’aspetto educativo rimane il fondamentale.
D. – C’è anche una
responsabilità da parte forse di alcuni esponenti pubblici, a volte uomini politici,
che parlano a sproposito di determinati argomenti…
R. – Assolutamente, nel
senso che i pregiudizi, gli stereotipi antiebraici sono presenti anche nei discorsi
comuni, talvolta nei discorsi pubblici di uomini politici e dei giornalisti. Ci vorrebbe
quindi maggior cautela. (cp)