Gli Ordinari cattolici di Terra Santa: basta con la tratta di esseri umani nel Sinai
“Profonda preoccupazione per la tragica situazione dei richiedenti asilo africani,
tenuti in ostaggio nel Sinai” da pericolose bande di trafficanti criminali. La esprime
l’Assemblea degli Ordinari cattolici di Terra Santa, riunitasi nei giorni scorsi a
Nazareth, che ha pubblicato ieri un comunicato al riguardo, diffuso dall’Agenzia Habeshia
per la cooperazione allo sviluppo, da tempo al fianco dei profughi del Sinai. Nel
documento si chiede “di porre fine immediatamente alla tratta di esseri umani” in
corso da anni in nord Africa e si denunciano “gli abusi, le umiliazioni, le torture,
gli stupri e gli omicidi” a cui i profughi - perlopiù eritrei, etiopi e somali - sono
sottoposti. Un appello, quello dei leader cattolici di Terra Santa, rivolto sia alle
autorità di Egitto e Israele sia alla comunità internazionale, affinché venga rispettato
il diritto umanitario internazionale, tutelando “la dignità e l'integrità fisica e
psicologica” dei migranti. Tra i 21 firmatari del documento, oltre al Patriarca latino
di Gerusalemme, mons. Fouad Twal, anche padre David Neuhaus, vicario patriarcale
per la Comunità dei cristiani cattolici di lingua ebraica. Giada Aquilino lo
ha raggiunto telefonicamente a Gerusalemme:
R. - Siamo
molto costernati per queste povere persone che si trovano nel Sinai. Abbiamo pubblicato
questa denuncia affinché il mondo non dimentichi. Nella dichiarazione abbiamo ricordato
quanto il Papa stesso ha detto al riguardo nel dicembre del 2010. La situazione purtroppo
non è migliorata. Noi abbiamo voluto sottolineare il destino di queste persone per
aiutarle. Non abbiamo tanti mezzi a disposizione, se non la voce per gridare al mondo
e alle autorità in Egitto e in Israele di fare qualcosa per questa situazione difficilissima.
D.
- Si tratta di eritrei e di altri africani che da mesi, se non da anni ormai, sono
vittime di trafficanti e criminali. Dalle notizie che avete, quali sono le loro condizioni
di vita?
R. - Siamo in contatto con la ong che lavora con queste persone. C’è
una bravissima suora comboniana, suor Azezet, eritrea che vive qui, tra Palestina
e Israele. Lei ha già raccolto mille interviste di persone che sono giunte in Israele
dal Sinai, per sapere esattamente che cosa sta succedendo in quelle zone. Le persone
sono torturate, minacciate. Abbiamo sentito anche di gente che è morta in questi campi.
Una situazione totalmente inumana.
D. - Si parla di trafficanti, uomini che
sfruttano questi migranti…
R. - Loro sono dei criminali che trafficano armi,
droghe e che ora hanno scoperto una nuova fonte di denaro. Succede questo: un gruppo
di migranti arriva, viene catturato da questi criminali e alcuni dei rapiti vengono
mandati in Israele, dove in effetti vogliono arrivare per chiedere asilo. In un secondo
tempo, i criminali chiedono loro un riscatto per gli altri prigionieri rimasti, affinché
anche questi vengano lasciati liberi.
D. - Ci sono testimonianze anche di traffico
di organi?
R. - Ne abbiamo sentito parlare. Non ci sono prove che il traffico
di organi ci sia realmente, ma comunque il rischio esiste. Le persone che lavorano
nell'assistenza ai migranti stanno cercando di scoprire la verità su tale questione.
D.
- Gli Ordinari cattolici di Terra Santa, come lei ha anticipato, rivolgono il loro
appello alle autorità civili di Egitto e Israele: in che modo?
R. - Chiediamo
prima di tutto alla polizia egiziana, all’esercito, alle autorità civili di mettere
fine a questa attività criminale e che i profughi africani che giungono nel Paese
vengano trattati con rispetto, secondo quanto affermato dal diritto internazionale.
Chiediamo anche ad Israele che vengano scoperti quanti collaborano con questi elementi
criminali nel Sinai. Infine, chiediamo alle autorità israeliane di permettere alle
persone arrestate, perché entrate illegalmente nel Paese, di poter avere contatti
con la Chiesa, affinché si possa dar loro consolazione spirituale per affrontare la
situazione molto difficile. Noi sappiamo che in questi campi, in queste prigioni,
ci sono anche dei bambini. Chiediamo di lavorare con loro: sono bambini traumatizzati
dopo tutto ciò che hanno passato nel deserto, per arrivare qui.
D. - Ci sono
dei dati su queste persone tenute in ostaggio?
R. - Non ci sono numeri precisi.
Ma conosciamo dei dati per quanto riguarda Israele: migliaia di persone passano per
il Sinai per provare ad arrivare nel Paese. La presenza eritrea in questo momento
è molto vasta: ci sono decine di migliaia di persone che non hanno lo status di “profugo”
ma sono inquadrate come “gruppo che chiede asilo” in Israele.
D. - Come aiutare
queste persone?
R. - Dobbiamo raccontare questa storia a voce alta. E' nostro
dovere rivelare tale realtà disumana ed essere vicini a coloro che soffrono. (bi)