Ecuador: 15 mila bambini costretti a lavorare a Quito
“Se non lavoro papà mi punisce”: è questa la realtà di oltre 15 mila bambini della
capitale dell’Ecuador, Quito, sfruttati come venditori ambulanti per le strade della
città. Secondo l’Instituto de la Niñez y la Familia (Infa), il 63% di questi minori
lavora oltre 40 ore alla settimana. Come spiega l’agenzia Fides, dietro a questa realtà
si celano problemi di maltrattamento in famiglia e da parte delle mafie che obbligano
i piccoli a vendere caramelle, fiori, cd, a suonare strumenti come chitarra, flauto
o armonica, o a fare i giocolieri agli angoli delle strade o sugli autobus. Nonostante
l’articolo 136 del Codice del Lavoro preveda 15 anni come età minima per iniziare
a lavorare nel Paese, i bambini iniziano a farlo da quando ne hanno 5. Il 90% dei
bambini non vive neanche a Quito ma arriva dalle altre provincie. I bambini costretti
al lavoro vengono lesi nella loro dignità, oltre a vedere pregiudicato il loro sviluppo
fisico e psicologico. In alcuni casi i minori vengono sfruttati per caricare e scaricare
materiali pesanti, generi alimentari e legname. Secondo enti locali, i bambini racimolano
tra i 12 e i 68 dollari al giorno, con un reddito mensile tra 100 e 1800 dollari,
denaro che non rimane a loro ma viene consegnato ai loro sfruttatori. (F.S.)