A Palermo il "Cortile dei Bambini": disegni e parole dei più piccoli per raccontare
la Sicilia
Nel Cortile dei Gentili – l’iniziativa lanciata dal Pontificio Consiglio della cultura
per promuovere il dialogo tra credenti e non credenti – arrivano i bambini per porre
le loro domande sulla vita e il loro punto di vista sui grandi temi che interpellano
la società. A Palermo – prossima tappa del Cortile il 29 e 30 marzo – i bambini disegneranno
e scriveranno come vedono la loro isola e cosa pensano del dialogo tra i popoli. Roberta
Gisotti ha intervistato Patrizia Martinez, responsabile del Cortile dei
Bambini:
R. – Questa
idea nasce grazie al cardinale Ravasi che fa strada, nel cammino del Cortile dei Gentili,
anche ai bambini. I bambini che sono i primi – se così si può dire – che vivono il
Cortile dei Gentili davanti alle loro scuole, nelle loro case e nelle piazze di tutte
le città: luoghi dove si incontrano persone di tutte le culture, persone credenti
e non credenti. I bambini possono portare il loro messaggio di piccoli investigatori
delle grandi domande della vita e anche, rispetto a Palermo, dei grandi temi della
cultura della legalità e della società multireligiosa: nelle scuole, nelle piazze,
nei cortili appunto, hanno un vissuto quotidiano di bimbi di fedi diverse e di bimbi
che possono anche conoscere bambini con un genitore o un parente in carcere: ecco
che i bambini vivono in prima persona anche la cultura della legalità.
D. –
In che modo i bambini potranno dire la loro nel Cortile di Palermo?
R. – I
bambini fanno loro l’invito di Benedetto XVI che in un videomessaggio – era il 25
marzo del 2011 – aveva detto ai ragazzi che erano di fronte alla cattedrale di Notre
Dame: cari amici, siete chiamati a costruire dei ponti tra voi. I bambini su rotoli
di carta – il primo rotolo di 30 metri sarà dispiegato sul perimetro del sagrato della
cattedrale di Palermo – disegneranno come vedono la loro isola. Questo foglio di carta
sarà il filo conduttore di tutti i racconti di tutti i Cortili, uno con l’altro. Con
i loro disegni e le loro parole porteranno il loro essere bambini dentro il Cortile.
E non soltanto con il disegno, perché ci sarà a loro disposizione anche un computer,
dove iniziare a scrivere un primo libro di carta online, dal titolo “Io ho un amico
che si chiama Gesù. E tu?”.
D. – Il Cortile, quindi, anche in rete?
R.
– Il Cortile è già in rete. Da una settimana, sul sito www.bimbinelcortile.com, sono
raccontate le esperienze dei Cortili precedenti, anche se i bambini nel Cortile entrano
ufficialmente a Palermo: stiamo però già raccogliendo da Tirana, da Bucarest, da Parigi,
da Bologna e da Firenze i racconti di bambini e i loro disegni per far sì che il Cortile
dei Bambini affianchi e accompagni le grandi domande che vengono poste nel Cortile
dei Gentili.
D. – La cultura del dialogo inizia proprio nell’infanzia?
R.
– Il dialogo inizia, credo, da quando il bambino è nel pancione della mamma e sente
le voci da fuori. Una volta che nasce e che è in carrozzina già lì vive il dialogo,
perché sta nei cortili, sta fuori delle scuole, sta nelle piazze, e quindi sente,
ascolta e vede cosa succede intorno. Le loro prime parole sono sempre parole riportate
verso l’esterno, che esprimono le loro emozioni. Le prime domande che fanno in casa
sono rivolte ai genitori del tipo: come sono nato?, cosa succederà quando sarò morto?
ecc. Sono le prime domande che si fa un uomo e i bambini se le fanno a quattro-cinque
anni.
D. – Sul piano operativo, come avete organizzato la partecipazione dei
bambini di Palermo?
R. – Come tutto quello che stiamo raccogliendo dagli altri
Paesi si basa, in modo prioritario, sul tam-tam dei bambini stessi. I bambini coinvolgono
i loro amici, i fratelli, coinvolgono la scuola, le parrocchie, i centri sportivi,
coinvolgono i luoghi dove vivono. A Palermo abbiamo visto questo: è partito tutto
da tre fratellini che, a loro volta, come un’onda, hanno lanciato per tutta Palermo
questo messaggio. (mg)