Viaggio in Messico. Don Flores Navarro: la fede è viva nonostante problemi di povertà
e violenza
Il Messico, prima tappa dell'imminente visita pastorale di Benedetto XVI, è un Paese
antico che guarda con fiducia e speranza al futuro. Una nazione dove tradizione e
modernità si incontrano e si scontrano allo stesso tempo. Qual è, dunque, l’importanza
che oggi viene attribuita nel Paese a valori e istituzioni fondamentali, come ad esempio
la famiglia? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a don Armando Flores Navarro,
rettore del Pontificio Collegio messicano:
R. – Penso che
la sensazione sia di profonda speranza perché il Messico ama tanto il Papa e spera
di ricevere da lui la conferma nella fede, e anche la conferma nella comunione e nella
carità. Il Messico, i messicani e le messicane, amano il Papa da tanto tempo e si
sono sentiti molto legati alla figura di Giovanni Paolo II, e con lo stesso spirito
stanno aspettando adesso Benedetto XVI.
D. – In Messico, valori come la famiglia
quanto contano oggi?
R. – E’ un valore molto importante. Penso che sia un valore
molto caro alla Chiesa e molto caro anche alla cultura. C’è ancora la famiglia, ma
ci sono anche delle sfide per la famiglia, con tutti questi mutamenti culturali, la
globalizzazione e anche l’emergere di diversi modelli familiari come, ad esempio,
quelli monoparentali. La famiglia, però, rimane sempre la struttura fondamentale nella
società messicana.
D. – Ci sono aspetti, oggi, nella realtà messicana che mettono
in crisi i valori positivi che uno Stato moderno dovrebbe avere…
R. – Adesso
c’è l’emergenza della povertà, un aumento delle persone che vivono in situazione di
precarietà. Anche la disuguaglianza sociale, con la non equa distribuzione dei beni,
è brutale e tragica, e poi anche la situazione della violenza, attribuita al crimine
organizzato: sono tutti aspetti che pongono sfide a tutti i settori della società.
D.
– Il parlamento messicano sta approvando la legge sulla libertà religiosa. Secondo
lei, è un passo avanti importante in uno Stato democratico?
R. – Senz’altro
è un passo avanti molto importante, ma ancora c’è un dibattito: ci sono radici storiche
di uno scontro tra la Chiesa e lo Stato, che non sono state ancora ben chiarite e
nemmeno riconosciute da tutti, in Messico. Ma questa vicenda è un momento molto importante
per fare un passo avanti.
D. – La Chiesa cattolica raccoglie la stragrande
maggioranza dei messicani: si vive la fede in modo molto intenso. E’ solo un fatto
di tradizione o è qualcosa di più profondo?
R. – Penso che sia una cosa più
profonda, che poi si manifesta in una religiosità viva, in una pietà popolare molto
viva. Poi c’è la vita di parrocchia, con i fedeli che tutti sono impegnati nella loro
fede, e che ci parla di un senso profondo di religiosità non superficiale, di un vero
attaccamento del cuore alla propria fede cristiana.
D. – L’incontro con Benedetto
XVI come lo immagina, lei?
R. – Io lo immagino come un incontro molto vivace,
anche molto emozionante per tantissima gente che si sposterà appositamente per vedere
il Papa. Io mi auguro che non sia solo per vedere, ma anche per ascoltare questo Papa
che con le sue parole, così sagge e profonde, può dare riferimenti importantissimi
in un momento di confusione generale a causa delle note vicende di violenza, di povertà
e di disuguaglianza, e che ci possa aprire prospettive di speranza e di impegno per
il futuro prossimo, per la Chiesa in Messico. (gf)