Iraq: oltre 40 morti e 200 feriti nel nono anniversario dell’intervento Usa
È di almeno 43 morti e 200 feriti il bilancio della catena di attentati che oggi ha
sconvolto dodici diverse località del Paese del Golfo. Gli attacchi arrivano nel giorno
del nono anniversario dell’inizio dell’intervento americano e a una settimana dal
primo summit della Lega Araba, che sarà ospitato in Iraq da oltre 20 anni a questa
parte. Il servizio di Marco Guerra:
Autobombe, kamikaze,
attacchi a colpi di arma da fuoco e agguati a personaggi delle istituzioni. Il terrorismo
iracheno è tornato a colpire in ogni modo e lungo tutto il Paese, da nord a sud. L'episodio
più grave è avvenuto Kerbala, città santa sciita, dove due esplosioni hanno causato
almeno 13 morti. Duramente provata anche la capitale Baghdad: qui un'autobomba è esplosa
nel parcheggio del Ministero degli esteri, uccidendo nove persone. E poi ancora Kirkuk
con sette vittime e altre 14 esplosioni e attacchi ai posti di blocco tra Samarra,
Latifiya, Hilla e altre località minori. Il terrorismo iracheno ha voluto dimostrare
che il governo non è in grado di garantire la sicurezza, nonostante i massimo livello
di allerta in vista del summit della Lega Araba che si terra a Baghdad dal 27 al 29
marzo, il primo nel Paese in oltre 20 anni. Una prova di forza che ancora una volta
contribuisce a destabilizzare il precario scacchiere iracheno, come conferma don
Renato Sacco, di Pax Christi, da sempre vicino alla comunità cristiana irachena:
"L’Iraq è un paese ricco. Il crollo di Saddam, con l’invasione e la guerra,
ha scoperchiato grossi interessi e adesso c’è in ballo la lotta per assestarsi, per
controllare alcune zone dell’Iraq. L’Iraq è un mosaico e credo ci sia qualcuno che
non vuole che resti un mosaico, ma che diventi monocolore, almeno a grandi pezzi.
Qualcuno dice che si va verso uno sgretolamento del mosaico, verso un Iraq che non
sarà più Iraq, ma una terra dominata da sciiti, sunniti e curdi".