Messa di suffragio per Marco Biagi, ucciso dieci anni fa dalle Brigate Rosse
Sono passati dieci anni dal brutale assassinio a Bologna del giuslavorista, Marco
Biagi, ucciso la sera del 19 marzo del 2002, a pochi passi dal portone di casa, da
un commando delle “Nuove Brigate Rosse”. Durante la Messa di suffragio celebrata stamattina
a Modena, l’arcivescovo della città, mons. Antonio Lanfranchi, ha ricordato il prof.
Biagi definendolo “un testimone della fede” e un laico che ha perseguito “il senso
della giustizia come strumento del bene comune”. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
Con il suo lavoro
– ha detto l’arcivescovo di Modena – il prof. Marco Biagi “ha difeso le fasce più
deboli". “Ancora oggi – ha affermato il presidente del Senato, Renato Schifani – il
suo contributo alle riforme del mondo del lavoro rimane fondamentale per il nostro
sistema produttivo”. L'opinione di Carlo Costalli, presidente del Movimento
Cristiano lavoratori:
“A distanza di dieci anni, il contributo e la proposta
di Biagi sono ancora più attuali. E’ chiaro che dobbiamo chiudere con delle relazioni
industriali antagoniste. Bisogna chiudere con posizioni conservatrici, anche per molta
parte del sindacato, e deve essere visto il tema del lavoro in una prospettiva diversa,
che è quella della globalizzazione”.
Come trovare oggi quell’equilibrio,
auspicato dal prof. Biagi, tra le esigenze della competitività e la tutela dei diritti
dei lavoratori?
“La tutela va fatta al lavoratore, non tanto al posto di
lavoro, perché ormai il posto di lavoro sicuro non esiste più. Quindi, bisogna garantire
tante opportunità di lavoro, essere flessibili anche nei momenti di difficoltà, essere
garantiti attraverso forme di ammortizzatori sociali riformati. E’ una rivoluzione
culturale, che deve riportare tutti ad un grande senso di responsabilità”.
Questa
è una settimana cruciale per la riforma del mercato del lavoro. Alla vigilia dell’incontro
di domani con il premier Mario Monti, i leader di Cisl, Cgil e Uil si sono incontrati
per definire una strategia comune su tipologie di contratti, articolo 18 e sussidi.
Ma anche senza un accordo tra le parti sociali – ha detto il ministro del Lavoro,
Elsa Fornero – “il governo presenterà lo stesso al parlamento la riforma del lavoro”.
“Gli
scogli sono due: il problema degli ammortizzatori sociali e l’art. 18, su cui ancora
si arenano tutte le trattative. Sugli ammortizzatori sociali dobbiamo essere estremamente
chiari. Ci sono delle coperture, delle garanzie che vanno date a tutti, magari anche
ridotte nel tempo. E poi non c’è dubbio che il problema della flessibilità in uscita
va affrontato una volta per tutte”.