Immigrati, Boldrini: a Lampedusa serve un nuovo centro di primo soccorso
Dopo l’ennesima tragedia in mare che sabato scorso è costata la vita a cinque immigrati,
trovati morti su un gommone partito dalla Libia e diretto a Lampedusa, si continuano
a perlustrare le acque nel Canale di Sicilia. Al momento non si registrano altri avvistamenti,
ma l’attenzione resta alta. Sull’emergenza sbarchi, Cristina Bianconi ha intervistato
Laura Boldrini, portavoce dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i
Rifugiati:
R. – E’ fisiologico
che con la buona stagione ci sia un aumento degli sbarchi, ma la cosa che preoccupa
è che ci siano state delle persone che sono morte. Quindi è importante che le autorità
provvedano quanto prima a rendere disponibile un centro di prima accoglienza e di
transito, un luogo di primo soccorso. E’ chiaro che Lampedusa ha per vocazione una
natura di primo soccorso, ma ogni volta che ci sono stati dei problemi è bene ricordarlo
- come l’incendio lo scorso settembre o anche l’altro incendio nel 2010 - è perché
quel centro è stato trasformato in un centro di trattenimento, contrariamente, invece,
a come era stato concepito: cioè un centro di prima accoglienza e di transito.
D.
– Cosa è cambiato a Lampedusa dall’inizio dell’emergenza?
R. – C’è un’ordinanza
che la dichiara “porto non sicuro”. Il centro di prima accoglienza non è più agibile
e questo rende il lavoro di chi soccorre in mare molto più complicato, perché impone
sette-otto ore di navigazione per arrivare a Porto Empedocle, il che significa lasciare
sguarnito il mare intorno a Lampedusa. Quindi, nell’eventualità di nuovi soccorsi,
si rischia poi di non poter intervenire. Allora è importante che questo provvedimento
venga riconsiderato, così come è necessario che sia o ristrutturato il centro andato
a fuoco, o trovata un’altra soluzione che possa sopperire al bisogno di accoglienza.
(gf)