2012-03-19 14:24:07

Delegazione Onu per la seconda volta in Siria, scontri a Damasco


Tre rivoltosi e un membro delle forze di sicurezza siriane morti. E’ il bilancio, secondo la Tv di Stato, della repressione che da questa notte coinvolge il quartiere Mazzeh, a Damasco, città dove ieri si sono verificati due attentati con 27 morti. Secondo gli attivisti, oggi, sono state usate mitragliatrici pesanti e granate a razzo. Scontri sarebbero in corso anche a Daraha ed Homs e il regime starebbe continuando a blindare le frontiere con le mine, per impedire l’entrata delle armi e l’uscita dei profughi. Tutto mentre, per la seconda volta, una delegazione Onu-Lega araba è in Siria per valutare la situazione sul fronte umanitario a e capire come districare una matassa che da un anno ha lasciato sul terreno almeno 8 mila morti. Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento di Paolo Magri, direttore dell’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale:RealAudioMP3

R. – La novità è che questi scontri avvengono nel centro di Damasco, ma non solo: in uno dei quartieri più controllati perché vi hanno sede edifici della sicurezza. Quindi, questo è un ulteriore elemento che sottolinea l’escalation. Il vero punto, direi, è che non si intravede una soluzione ad oggi a questa crisi. L’intervento esterno armato è bloccato dal veto Onu, ma dietro a questo veto Onu si nasconde la freddezza, da parte di tutte le principali potenze, ad entrare in modo armato in una vicenda come quella siriana, di cui non si sa quali possano essere le conseguenze, sia perché l’esercito siriano è forte, sia perché non è chiaro quello che succederà dopo.

D. – La Siria starebbe mettendo mine antiuomo lungo i confini; secondo gli attivisti si stanno usando anche gas letali. In questo scenario si parla della necessità di costituire dei corridoi umanitari …

R. – Un corridoio umanitario concordato con altri non verrà mai accettato dal regime siriano, perché significherebbe consentire un’intromissione legalizzata dall’esterno. Quindi, un corridoio umanitario non autorizzato dal regime siriano, per contro, significa un intervento armato: bisogna essere pronti a difendere dei corridoi con la forza, e questo significa essere pronti allo scontro. E qui, di nuovo, ci si ritrova di fronte alle difficoltà che si pongono le principali potenze, inclusa la Turchia, a coinvolgersi in modo più esplicito e diretto.

D. – Dopo la tentata mediazione, dopo l’incontro tra Kofi Annan – lo ricordiamo, l’inviato per Onu e Lega Araba – con Assad, oggi è in Siria per la seconda volta una delegazione Onu per cercare di dipanare questa matassa. Secondo lei, ci sono margini di manovra?

R. – I margini sono molto limitati e Kofi Annan parte già con un difetto di fondo: quello di essere rappresentante della Lega Araba, una Lega Araba che ha voluto fortemente e che vuole fortemente un cambio di regime. Quindi, è una corsa ad ostacoli quella che affronta Kofi Annan nel negoziato.

D. – Sul fronte di Mosca lavora la Croce Rossa: questa è una strada che porterà frutti?

R. – Il presidente della Croce Rossa internazionale è a Mosca ad incontrare il ministro degli Esteri, Lavrov, cercando di stimolare ulteriori pressioni russe. La Russia attualmente non è molto soddisfatta della lentezza con cui Assad sta reagendo alle richieste esterne, e quindi questa mediazione della Croce Rossa su Lavrov potrebbe portare a qualche risultato positivo.

D. – Guardando quello che sta succedendo, secondo le vostre analisi quali sono gli scenari?

R. – Il punto essenziale – e torniamo alla questione di partenza – è se Assad è disposto a concedere qualcosa o se – l’altro scenario, quello più probabile – si andrà lentamente verso un intervento armato, sottotraccia, dei ribelli; ma noi abbiamo esperienza passata che armare ribelli per cambiare un regime, ci può portare a situazioni non gradite, successivamente. Pensiamo a quello è stato fatto con i talebani in Afghanistan e alle conseguenze che stiamo vivendo ancora. (gf)







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