Al via la Conferenza permanente "Religioni, Cultura e Integrazione"
Si è svolta ieri la prima seduta della Conferenza permanente “Religioni, Cultura e
Integrazione”, istituita dal ministro per la Cooperazione internazionale, Andrea Riccardi.
Un incontro che ha visto la partecipazione di oltre 100 leader religiosi riuniti per
cercare una via possibile e duratura alla convivenza pacifica e contro ogni forma
di intolleranza e conflitto. Presente anche il ministro dell’Interno, Anna Maria Cancellieri,
che a margine della Conferenza è tornata sulla questione immigrazione e ha ribadito:
siamo pronti a collaborare in modo civile con i Paesi del Mediterraneo. Il servizio
di Cecilia Seppia:
La sfida è l’integrazione
purchè sia reale e concreta, l’obiettivo è realizzarla partendo dalla religione e
dall’impegno dei tanti rappresentanti delle comunità religiose che vivono sul territorio,
dai musulmani agli ortodossi, dai buddisti ai sikh, chiamati a essere mediatori dell’unica
via possibile al vivere insieme: ovvero il rispetto delle regole, dei diritti e dei
doveri, ma anche l’accoglienza e l’accettazione delle differenze. Il ministro per
la Cooperazione e l’Integrazione, Andrea Riccardi:
“C’è un vero problema
di integrazione, che è la cultura: la cultura fa crescere l’integrazione. Le religioni
restano diverse, ma attraverso la cultura - quindi attraverso la scuola, attraverso
la creazione di una cultura comune - cresce il senso di comune appartenenza. Il presidente
Napolitano, nel 2011, ci ha ricordato il valore dell’identità italiana e noi vogliamo
che tutte le persone, anche di origine non italiana, partecipino a questo senso di
identità. Io prevedo che i leader religiosi, quelli che hanno responsabilità nelle
comunità religiose, aiutino, accompagnino il processo di integrazione, perché le comunità
religiose, possono essere luoghi di grande socializzazione, prescindendo dalla fede,
ma possono essere anche dei ghetti. Penso, per esempio, al problema delle donne: le
donne sono delle grandi integratrici nella società, ma tante volte sono prigioniere
della famiglia o di tradizioni che non sono consone alla storia del nostro Paese”.
Altro
obiettivo della Conferenza permanente, che si riunirà con cadenza mensile, è quello
di superare il limite dell’emergenza che da sempre accompagna l’integrazione degli
immigrati in Italia. Per farlo, spiega il ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri,
bisogna riuscire a superare ogni pretesa di supremazia e a coltivare il dialogo, vero
seme della conoscenza, parola che incontra l’altra parola:
“Il confronto
tra identità diverse dovrà respingere ogni pretesa di supremazia, che inevitabilmente
porta al conflitto e alla chiusura settaria. Riesco a comprendere che di fronte a
situazioni critiche la soluzione radicale, più lontana da orizzonti inclusivi, possa
apparire talvolta quella più seducente, soprattutto se accompagnata dalla banalità
del consenso. Abbiamo la responsabilità di continuare a coltivare il dialogo, per
quanto difficile ed estremo questo ci possa sembrare”. Quale la ricetta del
governo sul fronte immigrazione? Ancora il ministro Cancellieri:
“L’intenzione
è di fare quello che è dovere fare: offrire solidarietà là dove si può e offrire anche
sicurezza: offire l’accoglienza dovuta, nel rispetto delle regole naturalmente”.
Un’idea
quella dell’istituzione di questa Conferenza che i rappresentati religiosi salutano
con soddisfazione e con ottimismo, comprendendo anche la forte responsabilità a cui
sono chiamati. Yahya Sergio Pallavicini, vicepresidente del Co.re.Is (Comunità
religiosa Islamica):
“Tramite questa responsabilità - che anche i leader
religiosi, di tutte le comunità religiose, e i leader politici hanno di declinare
gli insegnamenti spirituali e teologici per il beneficio dei fedeli, del popolo -
la cosa bella sarà che se i leader religiosi sanno ben rappresentare la loro sacralità
con le istituzioni laiche, altrettanto ci sarà una ricaduta dei fedeli nel sapere
essere anche eccellenti cittadini”.
Sentiamo poi il parere di mons. Gino
Battaglia, direttore dell’Ufficio nazionale per l’Ecumenismo e il Dialogo interreligioso
della Conferenza episcopale italiana (Cei):
“Finora, sono stati fatti dei
tentativi, direi, sporadici e poi - giustamente, anche per la rilevanza della comunità
- ci si è rivolti alla comunità islamica. Mi pare che, intanto, uno dei pregi di questa
Conferenza sia quello di aver individuato globalmente la questione delle minoranze
religiose e di aver individuato nei leader religiosi dei fattori, degli attori di
integrazione. Questo mi sembra un fatto decisamente positivo, che allarga in qualche
modo l’orizzonte. Oltretutto, il peso delle appartenenze religiose, delle identità
religiose, specialmente per chi è immigrato, è molto rilevante. Quindi, mi sembra
che questo possa essere uno strumento per favorire l’integrazione”.
Il
desiderio di cooperare è evidente, ma in primo luogo ognuno di noi deve sentirsi accolto.
Così si è epsresso il vescovo Siluan della diocesi ortodossa romena d’Italia:
“Devo
dire che, fino ad oggi, ci siamo sentiti integrati e accettati in Italia. L'incontrarci
tutti quanti, però, accentua il fatto che ognuno rispetta l’identità dell’altro come
la propria. E’ l’insegnamento del Vangelo, è l’insegnamento che noi proviamo a dare
ai nostri figli, ai nostri bambini, ai nostri fedeli, non solo perché siamo fuori
del nostro Paese, ma anche perché il mondo in cui viviamo è un mondo da salvare. Quindi,
non pensiamo solo a noi, ma pensiamo a tutti quanti”. (ap)