E’ disputa aperta nell’ambito dell’Organizzazione mondiale del commercio sull’esportazione
cinese di 'terre rare'. Usa, Ue, e Giappone accusano Pechino di volersi tenere strette
le sue abbondanti riserve di 'terre rare', un gruppo di 17 metalli essenziali all’industria
elettronica e alle tecnologie delle energie rinnovabili. Accuse che la Cina rispedisce
al mittente sostenendo che le restrizioni alle esportazioni di queste materie prime
sono accompagnate da restrizioni sulla produzione per problemi di tipo ambientale.
Stefano Leszczynski ha intervistato al riguardo il prof. Alberto Quadrio
Curzio, docente di economia internazionale presso l’Università Cattolica di Milano:
R. - Dal punto
di vista dei giacimenti di queste “terre rare”, allo stato attuale, la Cina è sostanzialmente
il detentore pressoché unico, in quanto il 97 per cento di queste materie prime rare
è prodotto in Cina. E, ovviamente, per tutti gli altri Paesi sviluppati che utilizzano
queste “terre rare” o materie prime rare per la tecnologia - e soprattutto per la
tecnologia avanzata connessa a tutto ciò che ha a che fare con la miniaturizzazione
e con l’info-telematica - è chiaramente un problema. Tutti i Paesi occidentali stanno
adesso cercando di reperire queste “terre rare” in altre dislocazioni - Congo, Sud
Africa, Groenlandia, Svezia ed anche Kazakistan, Corea del Sud -, ma allo stato attuale
la Cina è il ‘dominus’ della situazione.
D. - Anche perché la Cina è riuscita
a mettere le mani su giacimenti importanti, anche africani…
R. - Sì. Tuttavia,
la maggior parte di queste “terre rare” si trova sul territorio cinese e bisogna dare
atto ai cinesi di essersi accorti con notevole anticipo che quelle “terre rare” sarebbero
diventate delle scarsità oltre che rarità. Rarità nel senso di dotazione fisica e
scarsità nel senso di esigenze correlate allo sviluppo, alla crescita economica ed
ai mercati.
D. - Per limitare l’esportazione e l’estrazione di queste materie
prime, la Cina afferma quanto si stia sforzando di cercare di tutelare l’ambiente…
R.
- L’argomentazione difensiva è debolissima, e credo che la Cina potrebbe trovare altre
argomentazioni, molto più efficaci e pertinenti. Tuttavia, quello che bisogna tener
presente è che con la Cina è necessario dialogare, non soltanto perché possiede le
“terre rare”, ma anche perché, ormai, rappresenta un colosso nel contesto politico
ed economico mondiale che non può e non deve essere affrontato con atteggiamenti di
tipo ritorsivo-aggressivo. In ogni caso, faccio notare che la Cina, in qualche modo,
preclude l’esportazione, almeno parziale, di queste “terre rare” anche in risposta
ad un non pieno riconoscimento del suo status di economia di mercato. E’, dunque,
una situazione che può essere utilizzata, dalla Cina stessa, in modo efficace per
far sì che il suo status di economia di mercato venga riconosciuto a tutti gli effetti.
D.
- Si tratta, comunque, di una disputa non da poco. Nell’ambito dell’Organizzazione
mondiale del commercio, questa situazione potrebbe provocare dei problemi se non venisse
risolta?
R. - Bisogna vedere quale sarà l’atteggiamento degli americani. Purtroppo,
in tutte queste vicende l’Europa non riesce mai a trovare una sua linea di condotta
che sia autonoma, e quindi, in qualche modo, rinuncia a priori ad essere quell’interlocutore
terzo che potrebbe anche intermediare, in qualche modo, tra gli Stati Uniti e la Cina
stessa. E questo è un vero peccato, anche perché la Cina ha un atteggiamento assai
più disponibile nei confronti dell’Europa. Ora, se l’Europa non riesce a darsi una
sua più forte identità, credo che anche le prospettive di relazioni pacifiche su scala
mondiale ne siano comunque indebolite.
D. - Quanto conta, in questa disputa,
l’aspetto strategico-militare? Molti di questi elementi servono all’industria bellica
come all’alta tecnologia…
R. - Sappiamo che sono dei metalli o materie prime
rare e che hanno delle grandi implicazioni di tipo militare: laser, fibre ottiche,
additivi all’acciaio per dare più forza allo stesso acciaio ed altre tipologie di
metalli che servono per la conduzione e per le memorie dei computer. E’ chiaro che
siamo sempre sul confine di tematiche tecnologiche che in parte hanno applicazioni
civili ed in parte hanno applicazioni di tipo militare. Presumo, quindi, che l’aspetto
militare nella relazione Stati Uniti-Cina sia prevalente, mentre quello civile sia
certamente prevalente nei rapporti tra Europa e Cina. (vv)