2012-03-18 08:03:07

Fede e politica, l’esperienza americana. La riflessione del sociologo Diotallevi


Negli Stati Uniti, nonostante l’economia sia il tema dominante della campagna elettorale per le presidenziali di novembre, si registra un rinnovato interesse nel dibattito pubblico per i temi della fede e dei valori, vita e famiglia su tutti. Un trend rafforzato anche dalle inaspettate vittorie, nelle primarie repubblicane, dell’ex senatore della Pennsylvania, il cattolico conservatore Rick Santorum. Sul rapporto tra fede e politica negli Stati Uniti e sulle differenze con l’Europa, in particolare con la Francia, Alessandro Gisotti ha raccolto la riflessione del sociologo Luca Diotallevi:RealAudioMP3

R. – Quello che succede negli Stati Uniti - ma anche in Gran Bretagna - è che la fede ed il riferimento a Dio sono da sempre parte integrante del dibattito pubblico. Da sempre nella storia, queste democrazie separano nettamente il potere politico da quello religioso. Non sono, però, assolutamente laiche: lo separano in un altro modo, ossia in quello della libertà religiosa, che i cattolici conoscono bene perché è il modo insegnato dalla “Dignitatis humanae”. Non dedicherei, invece, troppa attenzione al ‘fatto-Santorum’: Dio e la fede sono veramente presenti nel dibattito pubblico quando suscitano impegno e diventano criterio di discernimento. Lì ci troviamo invece prevalentemente di fronte ad un uso del riferimento a Dio e alla fede come strumento per trovare spazio nel Partito repubblicano. Più che di riferimento, quello mi sembra un caso di strumentalizzazione. Io farei invece riferimento, ad esempio, all’importante intervento dei vescovi americani, che richiamano i cattolici a tornare ad un maggior impegno nella vita politica.

R. – Proprio questo è un punto particolarmente interessante ed estremamente attuale. Che cosa ci dice?

R. – Ci dice che il cattolicesimo americano è stato esempio di un difficile inizio e di una grande maturità nell’impegno sociale, economico e politico dei cattolici. Negli ultimi decenni, però, dopo la presidenza Kennedy – che in qualche modo ha significato il massimo risultato, agognato e spesso neppure sognato – ha subìto un momento di affievolimento. I vescovi americani richiamano i cattolici ad impegnarsi in politica, nel Partito repubblicano o in quello Democratico, con coerenza, organizzandosi, utilizzando la fede come criterio di discernimento più che come simbolo da strumentalizzare per ottenere consenso.

D. – Contemporanee alle primarie repubblicane ci sono le elezioni presidenziali francesi. In questo contesto, quello che colpisce è la differenza, molto forte, anche nel rapporto tra fede e spazio pubblico tra Stati Uniti e Francia…

R. – La Francia si caratterizza per uno sforzo di estrema marginalizzazione della fede e della tradizione cristiana dallo spazio pubblico. A questo sono molto fedeli entrambi i protagonisti principali dello scontro politico. In effetti, la Francia ci mostra i frutti – naturalmente molto discutibili e molto fragili – di una repubblica che si è voluta fondare marginalizzando la tradizione religiosa. (vv)







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