Fede e politica, l’esperienza americana. La riflessione del sociologo Diotallevi
Negli Stati Uniti, nonostante l’economia sia il tema dominante della campagna elettorale
per le presidenziali di novembre, si registra un rinnovato interesse nel dibattito
pubblico per i temi della fede e dei valori, vita e famiglia su tutti. Un trend rafforzato
anche dalle inaspettate vittorie, nelle primarie repubblicane, dell’ex senatore della
Pennsylvania, il cattolico conservatore Rick Santorum. Sul rapporto tra fede e politica
negli Stati Uniti e sulle differenze con l’Europa, in particolare con la Francia,
Alessandro Gisotti ha raccolto la riflessione del sociologo Luca Diotallevi:
R. – Quello
che succede negli Stati Uniti - ma anche in Gran Bretagna - è che la fede ed il riferimento
a Dio sono da sempre parte integrante del dibattito pubblico. Da sempre nella storia,
queste democrazie separano nettamente il potere politico da quello religioso. Non
sono, però, assolutamente laiche: lo separano in un altro modo, ossia in quello della
libertà religiosa, che i cattolici conoscono bene perché è il modo insegnato dalla
“Dignitatis humanae”. Non dedicherei, invece, troppa attenzione al ‘fatto-Santorum’:
Dio e la fede sono veramente presenti nel dibattito pubblico quando suscitano impegno
e diventano criterio di discernimento. Lì ci troviamo invece prevalentemente di fronte
ad un uso del riferimento a Dio e alla fede come strumento per trovare spazio nel
Partito repubblicano. Più che di riferimento, quello mi sembra un caso di strumentalizzazione.
Io farei invece riferimento, ad esempio, all’importante intervento dei vescovi americani,
che richiamano i cattolici a tornare ad un maggior impegno nella vita politica.
R.
– Proprio questo è un punto particolarmente interessante ed estremamente attuale.
Che cosa ci dice?
R. – Ci dice che il cattolicesimo americano è stato esempio
di un difficile inizio e di una grande maturità nell’impegno sociale, economico e
politico dei cattolici. Negli ultimi decenni, però, dopo la presidenza Kennedy – che
in qualche modo ha significato il massimo risultato, agognato e spesso neppure sognato
– ha subìto un momento di affievolimento. I vescovi americani richiamano i cattolici
ad impegnarsi in politica, nel Partito repubblicano o in quello Democratico, con coerenza,
organizzandosi, utilizzando la fede come criterio di discernimento più che come simbolo
da strumentalizzare per ottenere consenso.
D. – Contemporanee alle primarie
repubblicane ci sono le elezioni presidenziali francesi. In questo contesto, quello
che colpisce è la differenza, molto forte, anche nel rapporto tra fede e spazio pubblico
tra Stati Uniti e Francia…
R. – La Francia si caratterizza per uno sforzo di
estrema marginalizzazione della fede e della tradizione cristiana dallo spazio pubblico.
A questo sono molto fedeli entrambi i protagonisti principali dello scontro politico.
In effetti, la Francia ci mostra i frutti – naturalmente molto discutibili e molto
fragili – di una repubblica che si è voluta fondare marginalizzando la tradizione
religiosa. (vv)