Sconfiggere la sclerosi in gravidanza grazie a un progetto dell’Aism
Durante la gravidanza, alcuni geni che non funzionano nelle donne affette da sclerosi
multipla, tornano a una condizione di “normalità”. E’ la straordinaria scoperta su
cui sta lavorando un progetto promosso dall’Aism, l’Associazione italiana sclerosi
multipla. A guidare il team sulla “biologia della gravidanza”, è la dott.ssa Francesca
Gilli, dell’Ospedale Universitario San Luigi Gonzaga di Orbassano, in provincia
di Torino. Alessandro Gisotti l’ha intervistata:
R. – Questo
studio, finanziato dalla Fondazione italiana per la sclerosi multipla, è iniziato
nel 2004. Siamo partiti dall’osservazione clinica che, durante il periodo della gravidanza,
le pazienti stavano meglio. Andavano quasi in remissione della propria malattia. Di
conseguenza, ci siamo chiesti quale potesse essere la motivazione immunologica e biologica
che portava a questo miglioramento, nel tentativo di riproporre poi la stessa situazione
anche fuori dalla gravidanza e anche alla popolazione maschile. Abbiamo quindi iniziato
a monitorare le nostre pazienti con dei prelievi di sangue regolari e abbiamo applicato
uno studio su larga scala. Abbiamo comunque analizzato tutti i geni utili alla vita
del nostro organismo e quello che abbiamo trovato è una serie di geni che funzionano
in maniera anomala nelle pazienti rispetto a dei controlli sani, ma che risultano
essere “aggiustati”, normalizzati nella loro espressione proprio durante la gravidanza.
D.
– Quali sono le prospettive? Ci può anche far capire in modo molto semplice di che
cosa si tratta: c’è un’invasività nei confronti del bambino, oppure sono delle analisi
di un tipo speciale?
R. – Assolutamente no. Non c’è nessun tipo di invasività
per il bambino. Si tratta di normalissimi prelievi di sangue che vengono effettuati
solitamente insieme ad altre analisi di routine effettuate alle donne in gravidanza.
Sono delle analisi particolari che facciamo noi nel nostro laboratorio su questi campioni
di sangue che ci consentono di vedere il funzionamento di questi geni.
D. –
Può raccontarci anche una testimonianza personale che racchiuda un po’ il significato,
non solo medico-scientifico, ma direi soprattutto umano di questa esperienza? Donne
affette da questa grave patologia – e quindi possiamo immaginare con quale spirito
vivano poi la gravidanza – e poi invece questo miracolo scientifico...
R.
– L’esperienza è sicuramente molto bella, anche perché fino a poco tempo fa alle donne
con questa patologia veniva sconsigliato di affrontare una gravidanza proprio per
le problematiche con cui la donna deve convivere… Al momento, invece, nelle pazienti
viene consigliata, ovviamente se la malattia non è eccessivamente aggressiva, di affrontare
questo lieto evento anche perché dal punto di vista personale è sicuramente un grosso
aiuto per la donna. (bi)