Le Misericordie approvano il nuovo Statuto. Mons. Agostinelli: sono un diamante del
volontariato cristiano
Una giornata storica per le Misericordie che puntano su decentramento e autonomia
per aiutare i malati e servire il prossimo. Ieri l’approvazione dello statuto (approvato
praticamente all'unanimità. 340 gli aventi diritto al voto registrati. 330 i favorevoli,
2 i contrari, 2 gli astenuti, 6 irreperibili al momento della votazione) non senza
scontri e promesse di battaglie legali da parte di una minoranza chiassosa. Su tutto
però è prevalso lo sguardo al futuro. Mons. Franco Agostinelli vescovo di Grosseto
e Correttore Nazionale (la guida spirituale) delle Misericordie D’Italia:
“Mi
veniva in mente il nostro motto: “Che Dio ve ne renda merito”. Voglio essere veramente
speranzoso che le cose vadano avanti nel migliore dei modi. Rimaniamo fermi a quello
che è il nostro spirito, la sostanza delle cose, cioè i poveri, i bisognosi, la gente.
Non dimentichiamo mai questo, il resto è secondario. Buon cammino, buona continuità,
buon ritorno a casa e arrivederci!”
Oltre 800 le misericordie chiamate
a Calenzano, vicino Firenze, per guardare al futuro continuando ad aiutare l’altro
testimoniando Cristo. Gli aderenti alla forma di volontariato più antica del mondo
(nata nel 1244 ed oggi operante in Italia e all’estero assicurando assistenza medica
e sociale, fino al servizio di protezione civile) hanno ricevuto, ieri mattina, un
riconoscimento ufficiale della Regione Toscana per il tempestivo intervento nella
tragedia, il 13 gennaio scorso, del naufragio della Costa Concordia davanti l’Isola
del Giglio.
Semplificazione operativa, decentramento, formazione permanente,
autonomia sono i cardini del nuovo statuto, che è stato formalmente approvato.
Una vera rivoluzione per le Misericordie che da otto secoli assistono, in maniera
del tutto gratuita, chi bisognoso, portando Cristo nel cuore. Il nuovo documento prende
atto di una società in veloce cambiamento e anche per questo ribadisce la necessità
di una continua formazione pastorale. In due giorni di lavori, le Misericordie si
sono confrontate, non senza momenti di grande tensione e promesse di battaglie legali,
ma su tutto, è prevalso l'entusiasmo. Il presidente della Confederazione Nazionale
delle Misericordie d'Italia Roberto Trucchi:
“E’ un grande momento,
una grande soddisfazione, è il lavoro di anni coronato, è veramente una cosa grande.
Io credo che da qui le Misericordie possono ripartire, ritrovata l’unità perduta,
e possono essere nuovamente un segno importante nella società italiana”.
Centrale
l'apporto dell’avv. Mauro Giovannelli che ha presieduto la commissione di studio
per il nuovo statuto:
R. – Le novità fondamentali sono autonomia e decentramento
e un’altra, significativa, la confederazione come momento di rappresentanza generale
degli associati e non come un sistema operativo, che spetta invece alle singole Misericordie.
Decisiva
anche una forte accentuazione dell’ispirazione cristiana del movimento, perché
la storia della Misericordia, ormai plurisecolare, documenta la presenza attiva dei
cattolici nella vita sociale delle comunità, dal Medioevo in avanti. Questo andava
riaffermato in modo forte e credo che la nuova elaborazione esalti questo particolare
momento. Il punto critico era il problema dei rapporti fra le singole associazioni,
che operano nel territorio, e i momenti aggregativi locali, regionali e centrali.
Abbiamo cercato di risolverlo con un criterio basato sul principio dell’autonomia
e della libera partecipazione, convinti che sull’espressione forte della volontà associativa
di fare un movimento unico stia anche la forza dell’unità della Confederazione.
D.
– Nei primi articoli, e anche più avanti, è riportata la necessità della formazione
cristiana, che dunque diventa parte integrante del regolamento...
R. – Mi sembra
fondamentale. Dobbiamo continuare a operare nei servizi sociali, sanitari dell’immigrazione,
dei nuovi bisogni, ma dobbiamo accentuare il momento formativo, perché solo la
presenza di un volontariato fortemente ispirato dalla vocazione cristiana differenzia
il volontariato cristiano dall’altro volontariato. Altrimenti, ci confondiamo con
forze, pur valide e alle volte anche fortemente motivate, perché un conto è la solidarietà
e un conto è la carità. E debbo dire che in questo momento difficile, che il movimento
sta cercando di superare – e che auspico, dopo l’approvazione del nuovo Statuto supererà
– va grande merito all’attuale cardinale, arcivescovo di Firenze, presidente anche
della Conferenza episcopale toscana, dell’episcopato toscano, e anche della Misericordia
di Firenze, che ha dimostrato un attaccamento ai principi suoi ispiratori. Lei pensi
che fu costituita prima della nascita di Dante Alighieri. Quindi, un’istituzione che
ha una validità, una storia importante. Hanno dato un segnale di unità autentica,
di unità fondata sull’ispirazione cristiana, sulla carità cristiana, sulla comprensione
reciproca. Ecco perché sono ottimista e spero che il momento difficile che stiamo
attraversando possa essere superato.
D. – L’Italia vive un momento di crisi,
come pure l’Europa e il mondo. Fino a poco tempo fa, si parlava anche di crisi della
politica, dei valori. In certo modo, le Misericordie vanno in un senso del tutto opposto:
sono un tessuto vivo che parte dal basso, dimostrazione un’Italia buona, vera...
R.
– Sì, io sono molto convinto di questo. La forza, la presenza del volontariato di
ispirazione cristiana nei servizi, nell’attenzione agli altri, nell’individuare nuovi
bisogni, fa vedere proprio che questa società vitale, questi mondi vitali sono veramente
non in crisi, ma sono la forza della società che si relativizza, che si disgrega,
ma che però sente anche il bisogno della solidarietà, della carità, dell’attenzione.
La Misericordia può dare questo segnale e può essere un esempio. (ap)
Un
percorso di unità che passa anche attraverso il riavvicinamento della “Venerabile
Arciconfraternita di Misericordia di Firenze” uscita dalla Confederazione Nazionale
quattro anni fa, ma che ora (dopo l'approvazione il 21 novembre scorso dello stesso
statuto votato dall’Assemblea Nazionale) di fatto si riunisce nel cammino verso il
bisognoso. Andrea Ceccherini Provveditore Arciconfraternita di Misericordia
di Firenze:
R. – Quattro anni fa, prendemmo questa dolorosa decisione:
di uscire dalla Confederazione nazionale, di cui siamo stati anche dei fondatori.
Tutto questo lo facemmo non per fare qualcosa contro la confederazione, ma per fare
qualcosa per la confederazione. Volevamo dare un contributo ancora più forte. Questi
quattro anni sono passati, ma comunque c’è sempre stato un contatto, un confronto
e oggi possiamo dire di essere arrivati alla fine di un percorso condiviso. Colgo
anch’io – come diceva il pres. Trucchi – questa grande opportunità di poter vedere
riunito tutto il movimento, perché dove ci sono divisioni non ci può essere né amore
né pace. Invece, noi abbiamo bisogno soltanto di essere associazioni che, in pace,
possono guardare alle persone che stanno male, che soffrono e – come i nostri padri
fondatori – onorano Dio attraverso opere di misericordia.
D. – Qual è la sfida
principale che lei vede per questo nuovo anno?
R. – Noi veniamo da un anno
difficile. Il 2011 è stato un anno difficile, il 2012 sicuramente lo sarà ancora di
più perché ci sono nuove emergenze e nuovi bisogni. Noi ci stiamo accorgendo che
siamo l’altra faccia della medaglia: più crisi c’è fuori nel mondo, più le persone
si rivolgono a noi, e noi dobbiamo dare delle risposte certe e per darle dobbiamo
essere credibili. Questa è la grande sfida per questo anno: essere credibili, dare
risposte certe e quindi non possiamo essere disuniti, ma dobbiamo essere un corpo
unico. Come disse Giovanni Paolo II: “Siate i fautori della civiltà dell’amore”,
ecco, questa credo che sia la nostra maggiore sfida. (cp)