Elezioni a Timor Est. P. Cervellera: Paese al bivio dopo anni di egida Onu
Si è svolto oggi il primo turno delle elezioni presidenziali a Timor Est, il piccolo
stato insulare che a maggio celebra il decimo anniversario della sua indipendenza
dall’Indonesia. In lizza10 candidati, ma la sfida è tutta tra il presidente uscente,
Josè Ramos Horta, e l'ex comandante delle forze armate, Matan Ruak. I risultati verranno
resi noti nei prossimi giorni, anche se si ritiene che nessuno riuscirà a ottenere
il 50% dei voti e quindi si dovrà andare al ballottaggio. Per un’analisi del voto
e dell’attuale situazione politica nel Paese asiatico a maggioranza cattolica, Marco
Guerra ha sentito il direttore di AsiaNews, padre Bernardo Cervellera:
R. – Probabilmente,
ci sarà il cambiamento del presidente, Ramos-Horta, che è già stato eletto due volte
e che non ha l’appoggio del partito e di Xanana Gusmao, che sarebbe il grande eroe
della libertà di Timor Est. Gusmao invece appoggia Ruak, il capo delle forze armate,
che concorre anch’egli alla presidenza. E’ una situazione molto delicata, perché le
truppe dell’Onu – che hanno cercato di garantire la sicurezza, per tutto questo periodo,
in questo piccolo Stato divenuto indipendente dall’Indonesia – nei prossimi mesi dovrebbero
andare via. Timor Est dovrà quindi cercare di rimanere in piedi con le proprie forze,
e questa è un po’ la preoccupazione più grande. Forse è per questo che Xanana Gusmao
preferisce appoggiare un presidente che viene dalle forze armate: quando l’Onu andrà
via, ci sarà naturalmente bisogno di sicurezza e di ordine.
D. – A dieci anni
dall’indipendenza, il Paese ha trovato una sua stabilità?
R. – Sembra ci sia
una certa stabilità, perlomeno politica. Non so quanto abbia trovato, invece, una
stabilità economica. Timor dipende semplicemente dalle sue riserve di gas e petrolio
– che però non sono sfruttate – e c’è poca agricoltura come anche poco commercio con
tutto il resto dell’Asia. Non dimentichiamo che esiste un problema che riguarda proprio
l’alimentazione per la popolazione: il 70-75 per cento dei bambini è sottonutrito.
D.
– In questa fase politica, qual è il ruolo della maggioranza cattolica e della Chiesa
locale?
R. – La Chiesa cattolica, in passato, credo abbia svolto un ruolo molto
forte nella lotta per l’indipendenza sostenendo la popolazione di Timor Est ed anche
i suoi capi storici. Dopo l’indipendenza, la Chiesa ha cercato di essere soprattutto
un po’ come il "lievito" all’interno di questa società, cercando di offrire aiuto,
educazione e sostegno ai diritti della persona. E’, però, entrata meno in profondità
in quello che è il lavoro politico.
D. – Oggi, i rapporti con la vicina Indonesia,
che ha occupato il Paese per circa 25 anni, come sono?
R. – I rapporti con
l’Indonesia sono migliorati, anche grazie a Ramos-Horta che, alcuni anni fa, ha cercato
di trovare il modo di riconciliarsi con l’Indonesia, di studiare anche delle collaborazioni
militari con essa. Teniamo presente che l’isola di Timor è divisa in due: una parte
è Timor Est, mentre l’altra appartiene ancora all’Indonesia. Sarebbe, quindi, anche
un po’ difficile vivere senza una riconciliazione con l’Indonesia. (vv)