2012-03-16 11:14:28

Sud Sudan. Lotta contro il tempo per salvare 80mila rifugiati


Decine di migliaia di rifugiati in Sud Sudan sono in condizioni gravissime, non si può rimanere indifferenti. E’ la denuncia di Medici Senza Frontiere che sta operando nella zona del Blue Nile, devastata da continue violenze di confine. Nei campi rifugiati di Doro e Jamam, le persone che scappano, hanno trovato un luogo più sicuro - precisano - ma si tratta di un ambiente difficile, dove la loro capacità di sopravvivenza è messa a dura prova. Questi rifugiati infatti possono contare solo sull’assistenza umanitaria, visto che la zona è senza acqua e senza cibo. Massimiliano Menichetti ha intervistato Costas Moschochoritis, direttore generale di Msf Italia:RealAudioMP3

R. - In questo momento, nei campi, ci sono circa 80 mila rifugiati, che fuggono dallo Stato di Blue Nile, in Sudan, per recarsi verso il Sud Sudan. Ci sono, però, anche altri rifugiati che sono sparsi lungo la frontiera.

D. - Il Sud Sudan, lo ricordiamo, ha ottenuto l’indipendenza da poco tempo. Qui ci sono i giacimenti di petrolio ed in Sudan, invece, le raffinerie. Lo Stato di Blue Nile si trova in una zona contesa, di confine, e sta vivendo una situazione particolare…

R. - Lo Stato di Blue Nile, superiore ed inferiore, l’Upper ed il Lower. L’Upper è in Sudan ed il Lower è nel Sud Sudan. Ci sono continui bombardamenti e combattimenti, è una zona dove non è molto chiaro chi appartiene a chi e questo, ovviamente, è la popolazione a pagarlo.

D. - Voi denunciate che i profughi si stanno muovendo in due campi del Sud Sudan ad alto rischio. Perché?

R. - Il luogo dove si sono recati è un posto davvero molto difficoltoso, è arido: verso la fine di aprile inizieranno le piogge e diventerà quasi impossibile poter accedere a questi luoghi. Un altro grande problema è quello dell’acqua potabile: in questo momento, nei campi, si distribuiscono otto litri di acqua per persona ogni giorno, quando il minimo standard internazionale è di 15-20 litri.

D. - Voi, insieme ad altre agenzie umanitarie, sottolineate la necessità di dare una risposta a quest’emergenza…

R. - Qui c’è una contraddizione: i Paesi donatori e le agenzie internazionali faranno molto per quello che riguarda la costruzione del nuovo Stato del Sud Sudan, ma dimenticano le emergenze attuali. Questo non è solamente il caso del Sudan ma succede anche in Afghanistan, è accaduto ad Haiti ed in altri luoghi. In questo momento, la risposta non è adeguata né tantomeno accettabile. C’è da fare anche una corsa contro il tempo.

D. - Che cosa sta facendo il governo del Sud Sudan?

R. - Sta facendo pochissimo. E su questo vogliamo segnalare il fatto che la risposta alle emergenze è anche compito dello Stato che ospita questi rifugiati e sfollati. Devono certamente fare di più, vanno creati dei campi vivibili prima della stagione delle piogge. (vv)







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