2012-03-16 19:32:49

"Nord e sud a 150 anni dall'unità". Presentato il volume Svimez sullo sviluppo socio economico dell'Italia


“La crescita economica in Italia è legata alla piena valorizzazione di tutte le risorse, a cominciare da quelle del Mezzogiorno: questa consapevolezza va promossa anche a livello europeo”.Così il capo dello Stato Napolitano, nel messaggio inviato al presidente dell’Associazione per lo sviluppo e l’industria del mezzogiorno, la Svimez, che oggi a Roma ha presentato il volume Il nord e il sud dell’Italia a 150 anni dall’'unità. 1500 pagine di analisi e studi per capire a che punto è lo sviluppo socio economico del meridione rispetto al centro nord e quali possono essere le strategie per un'autentica crescita.A seguire l'incontro oggi per noi Gabriella Ceraso:RealAudioMP3

Ci vorranno 40 anni prima che il Sud torni ai livelli precedenti la crisi, che dal 2007 gli ha sottratto l’8 per cento del pil, il doppio rispetto al Nord. E’, dunque, ancora il divario economico l’aspetto prevalente dell’unità d’Italia: divario formatosi nel primo Novecento, esploso durante il Fascismo, quasi sanato però nel ventennio ’50-’70. Da lì lo spunto anche per l’oggi. Il curatore del volume, Riccardo Padovani:

“Oggi, chiaramente, è una situazione totalmente diversa. La grossa lezione è che vada recuperato un percorso di politica attiva, perché da 30 anni non c’è stato più un investimento in capitale produttivo da localizzare al Sud. Noi crediamo che, quindi, si possa rilanciare il sistema, cambiando la specializzazione del sistema produttivo nazionale, legato molto spesso a piccole imprese, in settori maturi, che non tengono la concorrenza con i nuovi Paesi. Pensiamo che, come nel periodo degli anni ’50, il Mezzogiorno possa avere un ruolo”.

A cosa puntare, dunque, per lo sviluppo del Sud e quindi dell’intero Paese? Gli studi coordinati dalla Svimez indicano tre opportunità: una politica industriale, centrata su logistica e fonti energetiche, la centralità del Mediterraneo e una fiscalità differenziata nelle aree deboli, a patto però che si tratti di opzioni dello Stato. Il presidente Svimez, Adriano Giannola:

“Queste sono priorità che è lo Stato che deve decidere di aggredire, convincendo magari le regioni.In questo senso per ora non abbiamo nessun segnale”. (ap)








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