"Nord e sud a 150 anni dall'unità". Presentato il volume Svimez sullo sviluppo socio
economico dell'Italia
“La crescita economica in Italia è legata alla piena valorizzazione di tutte le risorse,
a cominciare da quelle del Mezzogiorno: questa consapevolezza va promossa anche a
livello europeo”.Così il capo dello Stato Napolitano, nel messaggio inviato al presidente
dell’Associazione per lo sviluppo e l’industria del mezzogiorno, la Svimez, che oggi
a Roma ha presentato il volume Il nord e il sud dell’Italia a 150 anni dall’'unità.
1500 pagine di analisi e studi per capire a che punto è lo sviluppo socio economico
del meridione rispetto al centro nord e quali possono essere le strategie per un'autentica
crescita.A seguire l'incontro oggi per noi Gabriella Ceraso:
Ci vorranno
40 anni prima che il Sud torni ai livelli precedenti la crisi, che dal 2007 gli ha
sottratto l’8 per cento del pil, il doppio rispetto al Nord. E’, dunque, ancora il
divario economico l’aspetto prevalente dell’unità d’Italia: divario formatosi nel
primo Novecento, esploso durante il Fascismo, quasi sanato però nel ventennio ’50-’70.
Da lì lo spunto anche per l’oggi. Il curatore del volume, Riccardo Padovani:
“Oggi,
chiaramente, è una situazione totalmente diversa. La grossa lezione è che vada recuperato
un percorso di politica attiva, perché da 30 anni non c’è stato più un investimento
in capitale produttivo da localizzare al Sud. Noi crediamo che, quindi, si possa rilanciare
il sistema, cambiando la specializzazione del sistema produttivo nazionale, legato
molto spesso a piccole imprese, in settori maturi, che non tengono la concorrenza
con i nuovi Paesi. Pensiamo che, come nel periodo degli anni ’50, il Mezzogiorno possa
avere un ruolo”.
A cosa puntare, dunque, per lo sviluppo del Sud e quindi
dell’intero Paese? Gli studi coordinati dalla Svimez indicano tre opportunità: una
politica industriale, centrata su logistica e fonti energetiche, la centralità del
Mediterraneo e una fiscalità differenziata nelle aree deboli, a patto però che si
tratti di opzioni dello Stato. Il presidente Svimez, Adriano Giannola:
“Queste
sono priorità che è lo Stato che deve decidere di aggredire, convincendo magari le
regioni.In questo senso per ora non abbiamo nessun segnale”. (ap)