2012-03-16 12:24:25

Crisi e suicidi: nasce "Terraferma" per aiutare imprenditori e lavoratori in difficoltà


Quasi tremila suicidi in un anno, uno al giorno per motivi legati al lavoro. I dati pubblicati dall’istituto di ricerca "Eures" sono tragicamente chiari. E con la crisi economica il numero di persone che si sono tolte la vita è aumentato di quasi il 6%, con un incremento vertiginoso pari quasi al 40% fra i disoccupati. Nel Nord-Est, cuore pulsante del tessuto produttivo italiano, il fenomeno è esploso in tutta la sua tragicità: 50 piccoli imprenditori si sono suicidati negli ultimi tre anni. Il servizio di Massimo Pittarello:RealAudioMP3

Sono in arrivo in arrivo ulteriori prelievi fiscali per le piccole e medie imprese. Lo afferma uno studio della Confesercenti, secondo cui un piccolo imprenditore, con fatturato di 50 mila euro e con un locale di 100 mq, “per il prossimo anno dovrà sopportare un onere aggiuntivo annuo fra i 3530 euro e i 5180, a seconda del luogo dove opera”. In una situazione così difficile è nata qualche settimana fa un’iniziativa della rete “Imprese Che Resistono”. Si chiama “Terraferma” e coordina in tutto il territorio nazionale psicologi specializzati a sostegno di imprenditori e lavoratori in difficoltà. Abbiamo chiesto al promotore, Massimo Mazzucchelli, quando tale esigenza sia diventata improrogabile:

R. - E’ diventata improrogabile nel momento in cui si è passati dal non avere nessuna notizia - o comunque nessuna attenzione - del fenomeno dei gesti estremi, all’estremo opposto, ossia dire che è naturale in un momento di crisi, com’è già accaduto in passato, avere un aumento così elevato di suicidi tra i piccoli imprenditori e lavoratori. Questa cosa mi ha preoccupato molto, e mi ha preoccupato soprattutto l’inattività, da questo puto di vista, delle istituzioni. Mi sono detto che la sola cosa possibile da fare, visto che fondi da spendere per dare un aiuto noi, piccoli imprenditori, non ne abbiamo perché li abbiamo investiti tutti nelle nostre imprese, è quella di offrire il sostegno psicologico. Perciò, ho fatto quello che normalmente un imprenditore fa: problema, soluzione e via, partire subito. Visto che la situazione sta tornando a essere molto difficoltosa, mi sono detto di dover fare qualcosa e quindi offrire almeno un sostegno psicologico.

D. - Una rete di psicologi tradizionali esiste già. Perché non sono idonei ai piccoli imprenditori?

R. - La grande difficoltà è che il mondo degli psicologi e il mondo degli imprenditori sono molto distanti. Il piccolo imprenditore, normalmente, fa fatica solo a considerare l’idea di rivolgersi a un’altra persona per spiegare i propri problemi. Figuriamoci se dovesse farlo con uno psicologo. La cosa potrebbe essere più facile se quest’iniziativa venisse messa in campo proprio dai piccoli imprenditori, come siamo noi.

D. - Il senso di depressione, soprattutto per una crisi economica profonda, è piuttosto diffuso. Probabilmente, però, non è solo una difficoltà economica quella che poi genera gli stati depressivi nei piccoli imprenditori…

R. - No, infatti. I fattori sono diversi perché non c’è un solo problema che, in questo momento, il piccolo imprenditore si trova a dover risolvere. I problemi sono tanti. In particolare, c’è una cosa che è difficile da superare: il fatto che il piccolo imprenditore si sente sempre completamente responsabile per le persone che lavorano per lui. Quasi tutti i piccoli imprenditori hanno, come dipendenti, persone che magari conoscono da tanti anni, che sono vicini di casa. In questa situazione, quando devi spiegare al tuo dipendente - e magari non hai mai dovuto farlo - che devi iniziare a usare la cassa integrazione, e poi devi anche spiegargli che non riesci comunque a far fronte alla situazione, ti trovi in grandissima difficoltà perché l’imprenditore si sente responsabile per le persone che ha assunto nel corso del tempo.

D. - Nell’opinione comune gli imprenditori, o anche gli autonomi, spesso vengono accusati di essere i primi ad evadere il fisco…

R. - I problemi più grandi che abbiamo avuto nei confronti dello Stato riguardano le tasse. Con Equitalia, non si hanno problemi se non nel momento in cui si dichiara di dover pagare le tasse, ma non si é in grado di farlo. Noi le tasse vogliamo pagarle, però ci siamo trovati nella condizione di non poterlo fare.

D. - Qual è la forma depressiva che colpisce l’imprenditore?

R. - L’imprenditore si trova a dover affrontare tantissimi problemi, tutti insieme, magari anche gravi. Che cosa succede, allora? Succede che, nella difficoltà, si perde un po’ il contatto con la realtà e non si fa quello che normalmente un imprenditore è in grado di fare: prendere cioè il primo problema, quello più grosso, e cercare di risolvere quello, tenendo da parte gli altri. Invece di fare così, l’imprenditore si ferma e non fa nulla. Quindi, in questa situazione, con il passare del tempo, i problemi si aggravano: non ci si rivolge a nessuno per cercare di risolverli, perché l’altra caratteristica dell’imprenditore è quella di essere abituato a risolvere i problemi da sé, non chiedendo assolutamente alcun aiuto, e quindi si chiude un po’ a riccio su se stesso. Di conseguenza la situazione, nel tempo, continua a peggiorare, fino al momento in cui non è più risolvibile. Ho letto spesso che, dopo un gesto estremo da parte degli imprenditori, si va a controllare qual era la situazione e si capisce soltanto in seguito che c’era una situazione difficoltosa nell’azienda o nella famiglia. Prima, però, non lo sapeva nessuno. (vv)







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