Ucraina: i vescovi chiedono l'abolizione della legge sull'aborto
“Il diritto alla vita delle persone concepite, ma non nate dovrebbe essere sancito
da una legge che vieti gli aborti”. È quanto chiede un appello congiunto della Conferenza
episcopale ucraina (per i vescovi di rito latino) e del Sinodo dei vescovi greco-cattolici
d’Ucraina. La legge attualmente in vigore nel Paese, ereditata dal precedente regime
sovietico, consente l’interruzione volontaria della gravidanza senza limitazioni fino
a 12 settimane dal concepimento. Dal 2004 è inoltre consentito in alcuni casi fino
alla 24.ma settimana, previa autorizzazione di una commissione medica. Secondo i
vescovi cattolici ucraini gli aborti hanno provocato gravi danni, non solo morali,
nella società ucraina. “La comunità cristiana – si legge nella dichiarazione ripresa
dal Servizio di informazione religiosa Risu - ha una grande responsabilità morale
rispetto a coloro che considerano l’aborto come un modo per risolvere situazioni difficili”.
La nota ricorda gli insegnamenti della Chiesa sulla sacralità della vita umana sin
dal concepimento in quanto dono di Dio: nel corso della sua storia, afferma, la Chiesa
“ha sempre considerato la distruzione di una vita umana tramite l’aborto come un peccato
equiparabile a un omicidio volontario. La scienza medica - aggiungono i vescovi -
ha dimostrato che un bambino ucciso nell’utero materno patisce le stesse sofferenze
di una persona torturata a morte. Sotto il profilo dell’etica medica - sottolinea
in conclusione la dichiarazione - un aborto è una distorsione e una profanazione della
vocazione di un medico il cui compito è di curare e salvare vite umane e non di distruggerle
con interventi diretti”. (L.Z.)