Somalia: gli Shabaab attaccano Mogadisco ed espellono Save the Children
Nuove violenze in Somalia. Un’esplosione, probabilmente causata da un ordigno improvvisato,
ha colpito stamani il compound presidenziale nella capitale Mogadiscio. Almeno 4 le
vittime. A riferirlo la polizia locale e la missione Amisom dell’Unione africana,
che proprio in queste ore ha reso noto come le proprie truppe si dislocheranno nelle
regioni fino a poche settimane fa nelle mani dell’insurrezione armata. Ad aggravare
lo stato di tensione generale, la rivendicazione dell'attentato da parte dei miliziani
Shabaab, che proprio ieri sera avevano annunciato di voler costringere l’organizzazione
Save the Children a lasciare le zone sotto il loro controllo. Il gruppo estremista
islamico legato ad Al Qaeda già in passato aveva espulso diverse organizzazioni internazionali
dai loro territori, tra cui la Croce Rossa, il Programma Mondiale per la sicurezza
alimentare delle Nazioni Unite, l'Unicef e l'Organizzazione Mondiale della Sanità.
E l'allontanamento di tali realtà internazionali - spiegano gli esperti - ha contribuito,
dal mese di luglio 2011, al peggioramento delle condizioni di vita somale. Giada
Aquilino ha raccolto il commento di Filippo Ungaro, direttore comunicazione
e campagne di Save the Children Italia:
R. – Ovviamente
siamo molto dispiaciuti e rammaricati di questo, perché non riusciremo più a portare
in quelle zone aiuti vitali, cruciali per tantissimi bambini e tantissime persone.
Noi operiamo in Somalia da 20 anni, stiamo continuando ad operare in altre zone del
Paese, compresi Mogadiscio e il Somaliland, ma purtroppo in alcune parti della Somalia
centro-meridionale abbiamo ricevuto la comunicazione di interrompere il nostro lavoro.
Solo nel 2011 abbiamo aiutato, in Somalia, mezzo milione di persone; questo, naturalmente,
ci costringe a fermare i nostri programmi in tali zone, in un’area dove poi, oltretutto,
ci sono una forte crisi alimentare e una grande siccità. Se non dovesse piovere in
maniera adeguata in questa primavera, tantissime persone si troveranno di nuovo a
dover affrontare un'emergenza alimentare notevole.
D. – Save the Children non
è la prima organizzazione ad essere stata espulsa dagli Shabaab, dalla Somalia: ricordiamo
la Croce Rossa, l’Organizzazione mondiale della sanità, il Programma mondiale per
la sicurezza alimentare delle Nazioni Unite. Secondo lei, perché?
R. – Non
lo sappiamo. Sappiamo senz’altro che la Somalia è un Paese in questo momento molto
difficile, la situazione è complessa e delicata. Possiamo solo dire che sicuramente
la serietà e la professionalità di un’organizzazione come Save the Children non sono
assolutamente in discussione; Save the Children lavora in tutto il mondo in maniera
indipendente, imparziale da qualsiasi tipo di parte politica, soltanto per rispondere
ai bisogni della popolazione.
D. – Secondo i miliziani al Shabaab, Save the
Children avrebbe distribuito quasi 5 mila confezioni di cibo in scadenza, destinato
ai bambini. Qual è la replica dell'organizzazione?
R. – Save the Children lavora
seguendo i più alti standard di risposta umanitaria. La nostra organizzazione esiste
dal 1919 e quindi la nostra professionalità e la nostra dedizione nei confronti dei
beneficiari sono fuori discussione. Per questo, non accettiamo questo tipo di critiche.
D.
– E allora, a questo punto, i vostri operatori come si muoveranno?
R. – Al
momento, in quella zona centro-meridionale della Somalia sono fermi nelle loro case;
per fortuna, non hanno subito alcun tipo di minacce o violenze. Però, per il momento,
gli uffici in quella zona sono chiusi. In altre aree continuiamo ad operare. Ovviamente,
noi non ci fermeremo qui e cercheremo maniere adeguate per riavviare il nostro lavoro,
perché abbiamo a cuore tantissime persone che hanno davvero bisogno di assistenza
umanitaria. (gf)