Pakistan: petizione all'Onu per Asia Bibi. Un’altra cristiana accusata di blasfemia
Nel giorno in cui in Pakistan un'altra giovane donna viene accusata di blasfemia,
alle Nazioni Unite 50 attivisti per i diritti umani e personalità politiche di primo
piano - fra cui un ex presidente dell'Assemblea Onu - lanciano una petizione al governo
di Islamabad per la liberazione di Asia Bibi. Cristiana e madre di cinque figli, nel
novembre 2010 Asia è stata condannata a morte in base alla "legge nera" ed è in attesa
della sentenza di appello, rinchiusa in isolamento nel carcere femminile di Sheikhupura
(nel Punjab). Per la sua liberazione si sono mobilitati anche il governatore del Punjab
Salman Taseer e Shahbaz Bhatti, ministro per le Minoranze religiose: entrambi sono
stati assassinati lo scorso anno, per mano degli estremisti islamici. Anche Benedetto
XVI ha lanciato un appello per la liberazione di Asia Bibi, provata nel fisico e nel
morale dalla lunga prigionia. Al Palazzo delle Nazioni di Ginevra in Svizzera, sede
europea della rappresentanza Onu, è in corso la 19ma sessione del Consiglio per i
Diritti Umani delle Nazioni Unite, che si concluderà il 23 marzo prossimo. La petizione
è stata illustrata ieri a oltre 400 attivisti per i diritti umani dalla giornalista
di France 24 Anne-Isabelle Tollet, autrice del libro "Blasfema", in cui si racconta
la storia di Asia Bibi. Fra i firmatari del documento in cui si invoca "l'urgente
liberazione" della donna cristiana, vi sono anche Jan Kavan, presidente dell'Assemblea
generale Onu nel 2002-3; l'attivista cinese Yang Jianli, prigioniera di coscienza
e sopravvissuta al massacro di piazza Tiananmen; Christina Fu presidente di New Hope
Foundation. Il documento denuncia anche le infime condizioni della cella in cui è
rinchiusa la donna, che "può toccare le due pareti solo allungando le braccia". Da
ultimo, i firmatari evidenziano gli abusi commessi in base alla "legge nera", pretesto
per colpire rivali in affari e minoranze etniche e religiose. In conclusione, l'appello
al governo della Repubblica islamica del Pakistan a "liberare Asia Bibi". Intanto
in Pakistan un'altra giovane donna cristiana è stata accusata di blasfemia. La polizia
del distretto di Bahawalnagar, a Lahore, ha incriminato la 26enne Shamim, madre di
una bambina di cinque mesi, per "insulti al profeta Maometto". Il fatto è avvenuto
lo scorso 28 febbraio, ma è emerso solo ieri mentre la giovane è ancora sotto la custodia
delle forze dell'ordine. Secondo la famiglia, Shamim è stata "ingiustamente accusata"
perché avrebbe rifiutato di convertirsi all'islam. La resistenza opposta ha spinto
un gruppo di parenti - che di recente hanno abbracciato la fede di Maometto - a denunciarla
in base alla "legge nera". (R.P.)