2012-03-14 14:23:04

Il Parlamento Europeo apre alle unioni omosessuali: il commento del prof. Giacobbe


In una risoluzione approvata ieri dal Parlamento Europeo emergono passaggi che intendono promuovere il riconoscimento delle coppie omosessuali attraverso il superamento della definizione di famiglia quale unione tra uomo e donna. Il testo, votato da 361 sì, 268 no e 70 astenuti, è intitolato “Risoluzione sulla parità tra donne e uomini nell’Unione Europea” ma ci sono almeno due passaggi che vanno oltre. Si legge che è inammissibile che alcuni governi “mettano in atto definizioni restrittive della definizione di 'famiglia' allo scopo di negare la protezione legale alle coppie dello stesso sesso e ai loro bambini”. C’è il paragrafo 5 che chiede alla Commissione di elaborare proposte per il “mutuo riconoscimento” delle famiglie omosessuali tra i Paesi che già le prevedono e il paragrafo 62 che propone al Consiglio di riaffermare il principio di non discriminazione “per orientamento sessuale”. Il testo è stato promosso dalla radicale di sinistra olandese Sophie in't Veld. L’emendamento presentato dal Partito popolare europeo per ribadire la competenza degli Stati membri in materia non è passato. Per capire le implicazioni e i significati del pronunciamento, Fausta Speranza ha intervistato il prof. Giovanni Giacobbe, giurista, già presidente del Forum delle Associazioni familiari:RealAudioMP3

R. - Mi pare di poter sostenere che il Parlamento Europeo non ha competenza in materia di famiglia. Quindi, secondo me, questa risoluzione resta un mero atto politico di espressione di un indirizzo, che però non vincola i governi che fanno parte dell’Unione Europea. Tra l’altro, va premesso che bisognerebbe avere il testo di questa risoluzione per vedere com’è articolata precisamente. Sembrerebbe che vorrebbero vincolare i governi degli Stati Europei a dare un riconoscimento al matrimonio tra omosessuali.

D. – Diciamo questo: il Parlamento invita la Commissione e gli Stati membri ad elaborare proposte per il riconoscimento reciproco delle unioni civili …

R. – Quindi siamo nell’ambito di una risoluzione che non ha un’efficacia diretta...

D. – Però, come orientamento, come indicazione, come primo passo sul piano giuridico, che importanza ha questa risoluzione?

R. – Secondo me, ha un’importanza certamente dal punto di vista politico, perché esprime un indirizzo del Parlamento Europeo. Ma dal punto di vista degli effetti vincolanti, non produce nessun effetto vincolante per il nostro Paese, come per gli altri Paesi europei.

D. – Si dice che bisogna evitare la discriminazione nei confronti degli omosessuali e si devono riconoscere le unioni civili …

R. – Sono due concetti totalmente diversi. Che si debba evitare ogni discriminazione nei confronti degli omosessuali è un principio pacifico, che è previsto dalla nostra Costituzione che stabilisce che non si possono discriminare le persone, tantomeno per le loro attitudini sessuali. Che la non-discriminazione implichi il riconoscimento del matrimonio, però, è un salto logico che non può essere condiviso.

D. – Ci aiuti anche a riflettere su questa espressione che si legge nella risoluzione del Parlamento Europeo: “ci si rammarica dell’adozione da parte di alcuni Stati membri di definizioni restrittive di famiglia”. Sul piano giuridico che significa?

R. – Sul piano giuridico significa che, secondo questa risoluzione, si dovrebbe adottare un concetto di famiglia che comprenda anche le unioni tra omosessuali. Ora, tra l’altro, ci sono anche dei pronunciamenti della Corte Europea che hanno detto che una cosa è la famiglia, una cosa sono i rapporti tra omosessuali, o comunque le unioni cosiddette “di fatto”. Ma poi, per quanto riguarda l’Italia, noi abbiamo un vincolo costituzionale - l’art. 29 comma 1° della Costituzione - il quale stabilisce che la Repubblica riconosce la famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Ora, il concetto di “società naturale” ed il concetto di “matrimonio” - per una tradizione millenaria che risale al Diritto Romano - implicano che la famiglia presuppone l’unione tra un uomo ed una donna. Su questo, secondo me, non c’è possibilità di discutere nell’ambito dell’ordinamento italiano. (cp)







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